«Ma alla fine lo stadio Enrico Rocchi è accatastato o no?». La domanda del giorno. O meglio, del giorno dopo. Una volta chiuso il consiglio straordinario sull’impianto, tempo 24 ore e hanno iniziato a circolare visure catastali a conferma o a negazione dell’avvenuto accatastamento. La risposta è semplice: lo è solo in parte.
Un po’ di punti fermi. La Regione Lazio è proprietaria del terreno, delle mura di cinta e di un gabbiotto per la cabina elettrica. Le tribune invece sono del Comune. Altra certezza: la planimetria evidenzia che non è conforme allo stato di fatto. Non risultano infatti accatastate alcune tribune, ovvero le curve. Quindi quella planimetria va sicuramente aggiornata, perché le carte così non sono sufficienti per arrivare alla definizione del comodato d’uso in favore di palazzo dei Priori, men che meno per la cessione delle parti di proprietà regionale.
L’accatastamento va completato con l’intera situazione reale, che comprende come minino le due curve, se non anche l’ampliamento di quella centrale. Tutta roba da mettere in regola, come chiesto dalla Regione Lazio: agli atti oggi risulta infatti solo quanto trasmesso all’epoca dalla Gil. La visura parla di “ente urbano”: quando un terreno che era agricolo viene modificato inserito un fabbricato, perde la precedente caratteristica e assume questa dicitura, che poi è la nuova qualità di classe.
Da qui in poi si discute su chi debba fare cosa.
Nessun problema sulla conformità, per il resto una delle ipotesi che circolava tra gli addetti ai lavori per sbrogliare la matassa è quella di una procura speciale per consentire a palazzo dei Priori di procedere per conto della Regione. Insomma, un atto in cui si dica esplicitamente che il Comune può muoversi sul bene non di sua proprietà e che taglierebbe la testa al toro.