«Ridateci il bosco del Sasseto»: chiusi gli accessi, monta la protesta a Torre Alfina

Il cancello al bosco del Sasseto a Torre Alfina
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Mercoledì 18 Aprile 2018, 13:05
“Ridateci il bosco del Sasseto”. Torre Alfina, amena frazione di Acquapendente incastonata al confine con la Toscana, pronta a un sollevamento popolare. Qui esiste un luogo magico che la leggenda narra sia abitato dalle fate, poco al di sotto del castello che fu dimora di Luciano Gaucci ai tempi d’oro del Perugia Calcio. Poi il crac che ha travolto tutto: le proprietà finiscono all’asta, spacchettate in base alla titolarità di terreni e immobili: una procedura fa capo al tribunale di Perugia, un’altra a quello di  Viterbo (che si occupa del fallimento della Siata, la società agricola che faceva capo al patron della squadra umbra). Così il castello va in affitto a Boscolo, che dal 2014 lo utilizza come location per matrimoni ma lo ha anche aperto al pubblico per la prima volta.

Il bosco del Sasseto, invece, viene affidato al curatore fallimentare Maurizio Longhi nominato dai giudici viterbesi che hanno in mano la pratica. Ebbene, quei 60 ettari in cui la natura si è sbizzarrita regalando uno scenario eletto a monumento naturale dalla Regione Lazio nel 2006, da sempre accessibili a tutti ora sono off limits.

“Senza spingersi indietro di secoli, possiamo sicuramente affermare che dall'Unità d'Italia in avanti il bosco e la popolazione di Torre Alfina sono vissuti in vera e propria simbiosi, con un rapporto diverso per ogni epoca, ma sicuramente talmente stretto che si può definire vitale per entrambi. Indipendentemente dalla proprietà privata, i Torresi sono i custodi naturali ed i proprietari morali di questo tesoro”, scrivono dal consiglio di frazione. Ed è per questo che la scelta del custode giudiziario di chiudere l’accesso al bosco sta sollevando proteste a non finire.
Il cancello con divieto di accesso perché proprietà privata è apparso all’improvviso all’ingresso principale del bosco la scorsa settimana. Tutto è nato perché il direttore della riserva naturale del Monte Rufeno, Massimo Bedini, ha segnalato che l’accesso all’area non avveniva in condizioni di sicurezza. La reazione è stata quella di chiudere.

“Negli ultimi anni – spiega il sindaco Angelo Ghinassi – quel sito è diventato oggetto di un turismo spontaneo e non regolato. Le condizioni in cui versano alcuni spazi, come il mausoleo del marchese Edoardo Cohen, non sono certo delle migliori”. Proprio per garantire la manutenzione e un accesso al pubblico controllato, il Comune a febbraio aveva proposto al tribunale di Viterbo di acquistare il bosco per l’importo a base d’asta. Proposta rifiutata, si andrà all’asta il 21 giugno. Il Comune però non molla: “Abbiamo avviato le procedure per l’esproprio per l’interesse pubblico all’acquisizione del bene. Ma ci vorranno tempi abbastanza lunghi. Nel frattempo, i torresi si sentono lesi nel diritto di accesso acquisito nei secoli. E molte associazioni che organizzavano visite al sito temono danni economici”, conclude Ghinassi. Il sito ora resta accessibile solo a gruppi organizzati dopo aver contattato direttamente il custode giudiziario. 
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