Crollo del prezzo dei cereali, nella Tuscia decine le azienda a rischio

Crollo del prezzo dei cereali, nella Tuscia decine le azienda a rischio
di Luca Telli
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Martedì 4 Luglio 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 20:48

Prezzo dei cereali al minimo sul mercato primario, per gli agricoltori della Tuscia è un inizio estate bollente: per una parte delle imprese, con le scorie degli aumenti delle materie prime e dei carburanti dello scorso anno ancora in circolo, rischiano di aprirsi scenari preoccupanti con un effetto domino tale da mettere a rischio la sopravvivenza delle aziende più fragili.

Il crollo delle quotazioni, che spiega in una nota Confagricoltura, «in particolare per l’orzo è stato del 40% in quindici giorni», costringerà, per l’ennesima volta negli ultimi 24 mesi, gli agricoltori a lavorare in perdita con i proventi della vendita del prodotto che non saranno in grado, neppure, di coprire l’investimento iniziale: a fronte di un’ipotetica spesa iniziale di 100, infatti, agli agricoltori potrebbe tornare appena 70.

Numeri nerissimi per le imprese che dai raccolti tardo primaverili si aspettavano quelle entrate necessarie per affrontare le spese delle semine autunnali e, prima, quelle per sostenere i costi di produzione delle colture estive che faticano a raffreddarsi con l’onda lunga dell’inflazione che non accenna a ripiegare.

Numeri, quelli ai quali i cereali sono scambiati, che per Confagricoltura sono assolutamente incomprensibili. Spiega ancora l’associazione come il tonfo dei prezzi non abbia «motivazioni o giustificazioni», anzi, il quadro generale dovrebbe generare l’effetto opposto. Il motivo? «Segnali di tensione, dovuti a condizioni climatiche avverse e a crisi geopolitiche, provengono dai mercati mondiali soprattutto nel settore della mangimistica che comprende mais, soia e appunto orzo».

E ancora: «In Spagna, Paese forte produttore e forte utilizzatore di orzo, per la siccità dei mesi scorsi mancano all’appello diversi milioni di tonnellate che dovranno essere compensate con importazioni.

In Italia l’Emilia-Romagna, colpita dalle alluvioni, non potrà dare il consueto forte apporto alla produzione cerealicola nazionale e nel centro Italia si cominciano a diffondere notizie di rese molto discontinue. Se questo è il quadro generale attuale, ci chiediamo come in un piccolo mercato come quello italiano si possa andare in forte controtendenza facendo crollare il prezzo».

Davanti a prezzi così bassi gli agricoltori potrebbero decidere di sospendere la produzione già dal prossimo anno, costretti dalla necessità di far quadrare i conti che potrebbero appesantirsi con investimenti sbagliati. L’uscita dal tunnel potrebbe non essere dietro l’angolo. Confagricoltura, da parte sua, chiede di «giocare tutte le carte per tutelare il settore primario: «chiediamo alle istituzioni vigilanza alle frontiere e sui mercati per garantire che tipo di prodotti arrivano in Italia, di che qualità, e con quale provenienza effettiva; valorizzazione delle produzioni nazionali e maggiore equità all’interno delle filiere agroalimentari: o si riesce a fare questo rapidamente, o nel centro-sud le semine in autunno rimarranno solo un ricordo».

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