Problemi sanitari e danni ai monumenti: nessuno frena l'invasione dei piccioni

Problemi sanitari e danni ai monumenti: nessuno frena l'invasione dei piccioni
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Domenica 19 Agosto 2018, 10:18 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 12:29

Piccioni, ormai è invasione. Un numero rende l'idea di quale sia la situazione: «L'indagine sulla popolazione di colombo di città nell'area urbana di Viterbo condotta nel 2014 dal Dafne dell'Università della Tuscia, ha permesso di stimare, tra dentro e fuori le mura del centro, una densità media di 927 colombi per chilometro quadrato», riporta il piano provinciale di controllo del piccione, valido per il 2015/2019. Peccato che nessuno abbia messo in atto le misure previste per ridurne il numero. Eppure, «i colombi si legge nel piano - rappresentano una crescente fonte di problematiche, con implicazioni di natura igienico-sanitaria e di danno al patrimonio artistico-monumentale, senza trascurare gli aspetti economici a carico di alcune produzioni agricole».

A ottobre del 2015, Andrea Vannini, docente universitario entrato come tecnico nella giunta Michelini, in qualità di assessore aveva presentato un progetto per limitarne la diffusione. Prevedeva il divieto di dare da mangiare nonché l'obbligo (da parte dei proprietari degli edifici, Comune compreso) di pulire e chiudere i punti dove i piccioni si annidano. Pena sanzioni. Che se ne fece? Nulla. L'assessore poco dopo venne defenestrato e il progetto si è perso nei meandri di Palazzo dei Priori.

Ora, a lanciare l'ennesimo allarme è Mauro Mazzoli, ex sindaco di Tarquinia ed ex presidente della Provincia. Che, insieme al consigliere comunale Renato Bacciardi chiede al sindaco tarquiniese di approvare un atto amministrativo per la tutela igienico sanitaria dei cittadini, allo scopo di ridurre il degrado degli edifici,evitare ulteriori danni all'agricoltura oltre e tutelare la salute all'interno del piazzale dell'ospedale. «Quando ero sindaco - ricorda Mazzola - emisi un'ordinanza che consentiva di attuare il contenimento numerico dei colombi nelle zone agricole del territorio comunale, anche mediante l'abbattimento con armi da fuoco, limitandolo al periodo della caccia. Si segua quell'esempio».

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