È furioso Paolo Gianlorenzo, accusato dalla Procura di avere utilizzato il suo giornale, l’Opinione, e la sua professione come strumento di ricatto e per ottenere interessi personali.
Nella «macchina del fango» dice di esserci finito lui: «Mi hanno sputtanato le fonti. Non voglio entrare nello specifico delle contestazioni - scrive in un’accorata lettera -. Lo farò davanti a un giudice terzo con gli avvocati e, nonostante tutto, sono fiducioso nella giustizia».
Riguardo all’inchiesta dice: «Lacunosa, superficiale: tanti tentativi di reato ma nessuno di questi, guarda caso, è stato consumato». «Una conseguenza c’è stata - continua - un giornale è stato chiuso». Infine: «Di Battistoni parlerò, carte in mano; di Camilli: sfido chiunque a trovare un solo articolo in cui io lo abbia mai attaccato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA