Omicidio Barchi, la rabbia dei genitori: «Ecco come hanno ridotto il nostro Daniele»

Il manifesto realizzato dai genitori di Daniele Barchi
di Maria Letizia Riganelli
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Sabato 6 Luglio 2019, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 17:36
«Ecco come le leggi italiane hanno ridotto Daniele, mettendo in circolazione elementi pericolosi, e quanti, pur sapendo si sono girati dall'altra parte».

I genitori di Daniele Barchi, barbaramente ucciso a Viterbo nel maggio 2018 da Stefano Pavani, lanciano di un grido di dolore e diffondono un manifesto con le foto del figlio massacrato. Secondo quanto ricostruito dalla Squadra mobile e dalla Procura di Viterbo, il trentenne viterbese ha ucciso Daniele Barchi, 42enne residente nel capoluogo da alcuni anni, senza un motivo. Lo avrebbe colpito ripetutamente e per ore con violentissimi calci, pugni e schiaffi. Lo avrebbe ferito anche con un coltello. Fino a procurargli la morte.

Il cadavere fu scoperto martedì 13 maggio 2018 nel piccolo monolocale della centralissima via Fontanella del Suffragio. A scatenare la rabbia dei genitori la richiesta di non punibilità presentata dall'avvocato del viterbese, appena
due giorni fa. Secondo il legale, Pavani sarebbe affetto da una grave sindrome comportamentale, dopo che è stato riconosciuto semi infermo di mente e la Procura di Viterbo ha chiesto 14 anni di reclusione.

«I genitori del povero Daniele Barchi  - ha scritto l'avvocato della famiglia Barchi in una nota - esprimono tutto il loro dolore, mai sopito, e fortemente rinnovato avendo rivissuto durante la discussione tutte le fasi dell’azione delittuosa che ha condotto al massacro deil loro unico figlio ad opera del Pavani e della sua compagna. Sentire invocare clemenza per l’assassino con l’applicazione di tutte le attenuanti possibili a suo favore rispetto a quanto subito da Daniele è stata una ulteriore ferita mortale».

Restano convinti i Barchi che Daniele sia stato massacrato non solo dal Pavani ma dal pregiudizio, dalla indifferenza e dalle tante omissioni di chi avrebbe dovuto tenere ristretto un soggetto come il Pavani già giudicato più volte pericoloso.  
«Vogliamo far conoscere a tutti come è stato ridotto Daniele. E’ l’espressione del nostro profondo rammarico».
 
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