"Non bastano misure spot, servono certezze per il futuro", Confagricoltura sul crollo demografico nella Tuscia

"Non bastano misure spot, servono certezze per il futuro", Confagricoltura sul crollo demografico nella Tuscia
di Federica Lupino
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Giovedì 19 Ottobre 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 19:06

“In agricoltura il nodo al momento è trovare personale specializzato. Ma se non si inverte la curva della denatalità, i problemi aumenteranno anche per le altre figure. E per riuscirci non bastano le misure fatte con pochi euro: è l’incertezza del futuro che porta a non fare figli ”. Remo Parenti, presidente di Confagricoltura Viterbo-Rieti, commenta i dati sul crollo demografico rilanciati dalla Cisl nei giorni scorsi. Rispetto a dieci anni fa, il numero dei giovani tra i 15 e i 34 anni nella Tuscia ha subito un pesante crollo: nel 2013 in quella fascia d’età si contavano 68.013 cittadini, calati nel 2019 a 61.429, per scendere quest’anno a 58.455. In un decennio, quindi, si sono persi quasi 10mila giovani, ovvero il -14,1%, con conseguenze sul lavoro, sul welfare, sulla sanità.

Il crollo demografico è destinato a provocare problemi strutturali anche per le aziende: nel Viterbese i lavoratori agricoli bastano?

“Il calo demografico per ora non sta incidendo sul mercato del lavoro agricolo che ha invece problemi di formazione e di specializzazione”.

I giovani sono restii a lavorare nei campi?

“Come dipendenti sì, mentre aumentano coloro che diventano imprenditori agricoli”.

Gli operai e i braccianti stranieri sono sufficienti a coprire il fabbisogno?

“Con il primo e il secondo decreto flussi, hanno soddisfatto la domanda di lavoro che l'agricoltura della provincia aveva espresso. Restano problemi di reperimento per i profili di lavoratori più specializzati”.

Quali aziende agricole faticano più delle altre per carenza di personale?

“Se gli stagionali sono coperti con il decreto flussi, i problemi nascono per la difficoltà di reperire manodopera ad alta specializzazione come quella che viene utilizzata in zootecnia da latte, negli impianti arborei o nella guida dei trattori di ultimissima generazione (4.0)”.

Come è cambiato il mercato del lavoro in agricoltura?

“Mentre fino a qualche decennio fa i profili dei lavoratori richiesti si riassumevano prevalentemente nelle figure del raccoglitore, del trattorista generico e dell'operaio specializzato, ora servono lavoratori comuni per la raccolta prodotti oppure personale ad alta specializzazione”.

Cosa dovrebbe fare la politica, a ogni livello, perché lavorare in agricoltura torni a essere un'ambizione?

“Lavorare in agricoltura sarà attrattivo solo se l'innovazione continuerà ad essere introdotta nelle aziende e consentendo a chi ci lavora più sicurezza, comfort e competenze.

Innovazione che gli imprenditori porteranno nelle aziende attraverso forti investimenti, realizzabili con il supporto di tutto un sistema che va dalle organizzazioni agricole stesse, alle strutture di produzione e commercializzazione associative, dalle Istituzioni pubbliche al mondo della ricerca”.

Ritiene sufficienti le misure adottate sinora per favorire la natalità e aumentare quindi la platea di “occupabili”? 

“Il problema è complesso, collegato alla percezione di un futuro incerto e difficile da parte di tutte quelle generazioni che per lo meno da tre decenni vedono continui tagli nell'assetto del welfare statale e vivono un mondo del lavoro che li obbliga a occupazioni spesso temporanee, poco remunerate e prive di prospettive future. Non è attraverso pochi euro che si può modificare questa incertezza complessiva. Il cambiamento dovrebbe essere strutturale, generato e guidato dalle Istituzioni europee e italiane. Ripartire dal lavoro come è in Costituzione: globalizzazione e finanza selvaggia non dovrebbero condizionare negativamente le più importanti dinamiche sociali. La crescente sperequazione nella distribuzione dei redditi è un chiaro segnale di una situazione di profonda ingiustizia che finisce per spegnere le energie vitali e le prospettive inalienabili di tantissimi nostri giovani”.

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