«Mio padre non deambulava più, difficile che sia riuscito a fare le scale». Parla il figlio Gian Paolo Rossi, l’ 81enne morto dopo una caduta dalla finestra della casa di riposo di Tuscania. Caduta per cui la procura di Viterbo ha prima aperto un’inchiesta, per fare luce sulla dinamica della morte, e poi chiesto il processo per gli amministratori.
Amedeo Menicacci e Noemi Castellani, di fatto responsabili di Villa Iris a Tuscania, sono accusati davanti alla Corte d’Assise di abbandono di anziano aggravato dalla morte.
La sera del 15 gennaio 2019 Gian Paolo Rossi di 81 anni precipita dal secondo piano della casa di riposo sulla Tarquiniese. Un volo di oltre tre metri che gli costa la vita. La vittima, residente a Monte Argentario (Grosseto), era ricoverata da tempo nell’alloggio per anziani.
L’intervento dei sanitari del 118 è stato immediato, medici e infermieri hanno provato a rianimare l’anziano ospite, ma per lui non c’è stato nulla da fare. Accorsi sul posto anche i carabinieri della compagnia di Tuscania, a cui sono state affidate le indagini. Indagini che il sostituto procuratore Massimiliano Siddi, ha poi allargato chiamando in supporto anche i carabinieri del Nas per le opportune verifiche nella struttura.
L’ipotesi accusatoria è che siano state omesse tutte quelle misure di sicurezza che avrebbero potuto evitare la tragedia.
I familiari della vittima si sono costituiti parte civile nel processo. «Mio padre era una persona brillante, è stato direttore di banca.
Sotto la lente anche il ruolo dei due imputati. «La Castellani di fatto avrebbe dovuto presenziare ma solo una volta è stata presente - ha spiegato il maresciallo dei Nas - e in base a quanto abbiamo acquisito non aveva nemmeno i titoli per rivestire quel ruolo».
Si torna in aula il 16 aprile.