Alla fine del 2011, i tre viterbesi iscritti nelle liste del collocamento mirato, hanno ricevuto dalla Asl una lettera di assunzione. Due di loro come operatore tecnico, il terzo come ausiliario del servizio socio-sanitario. Rientravano, infatti, nelle quote che la legge stabilisce ogni anno affinché ogni azienda assuma un numero di diversamente abili in base al totale dei dipendenti. Ma il giorno della firma, sono stati rispediti a casa a mani vuote: assunzione sfumata. Il motivo? Un corto circuito con la Regione che non avrebbe dato il via libera. Dopo diversi mesi, si sono rivolti alla Cisl in cerca di aiuto e hanno ottenuto di lavorare per un periodo ricorrendo ai voucher. Intanto, hanno intentato causa e ad aprile dello scorso anno finalmente sono stati assunti. Ma i 4 anni e mezzo di ritardo costeranno ora molto caro alla Asl.
“La sentenza – commenta Malerba – è sacrosanta: di fronte a una lettera di assunzione non si può essere rispediti a casa, a maggior ragione se si tratta di tipologie così delicate di lavoratori. Ma resta un nodo: chi risarcisce i danni? Perché se, come ha riconosciuto il giudice e come noi sostenevamo sin dall’inizio, è stato commesso un errore, non c’è motivo per cui paghi la collettività e non chi ne è responsabile”.
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