Gran caffè Schenardi, un ex gestore
in pole per la riapertura

Gran caffè Schenardi, un ex gestore in pole per la riapertura
di Federica Lupino
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Sabato 1 Novembre 2014, 11:39
Serenessima non è più della partita. Troppo bassa l'offerta d'affitto proposta ai proprietari dall'azienda veneta che, tra l'altro, prepara i pasti nelle scuole viterbesi per conto del Comune. Per Schenardi ora si profila un ritorno: sarebbe in dirittura d'arrivo l'accordo con un imprenditore del capoluogo. Nessuna conferma sul nome, ma secondo indiscrezioni si tratterebbe addirittura di un ex gestore del Gran Caffè. In queste settimane, la triangolazione ha visto al tavolo delle trattative Segafredo, società cui fa capo la gestione, le famiglie di notai Orzi-Giardino che sono invece i proprietari dello storico locale e l'investitore viterbese. Obiettivo delle parti sarebbe riaprire entro Natale, in tempo sia per intercettare il flusso di potenziali clienti che sotto le festività si riversano in centro, sia per ridare al Corso una dignità ora offuscata dalle decine di saracinesche chiuse.

Insomma, trattative sempre più serrate per la riapertura del Gran Caffè. La Serenssima per mesi ha trattato con i notai Orzi-Giardino a suon di offerte e controfferte per accordarsi sull'affitto. Prima della chiusura, avvenuta ormai oltre un anno fa, il canone ammontava a 13mila euro. La proposta su cui l'azienda veneta era pronta a chiudere era di circa la metà. Troppo poco secondo i proprietari. Nel frattempo, si è fatto avanti l'imprenditore viterbese su cui ora si concentrano tutte le attenzioni.

Travagliata la storia del caffè storico di Viterbo. Anche quella recente. Era il 2008 quando il gruppo Segafredo rilevò l'attività dall'imprenditore Primo Panaccia. A lui lasciò la gestione dei 600 metri quadrati del locale (bar, ristorante e pasticceria) fino alla fine del 2010. Allora, al posto di Panaccia è subentrata un'altra società che nell'agosto del 2012 si è tirata indietro. Da quel momento è stata la Segafredo a gestire direttamente il locale. Ma solo fino al primo ottobre, quando costi salatissimi di gestione spinsero il colosso a chiudere i battenti, lasciando a casa 9 lavoratori.
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