Regno Unito, stop al visto per i giovani italiani assunti in bar e ospedali: per lavorare serve un reddito di almeno 38mila sterline

Fine di un’era per camerieri e infermieri. O per chi arrotonda imparando l’inglese

Regno Unito, stop al visto per i giovani italiani assunti in bar e ospedali: per lavorare serve un reddito di almeno 38mila sterline
di Giacomo Andreoli
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Lunedì 8 Aprile 2024, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 12:02

Partire a 18 anni o poco più e andare a fare il cameriere in Inghilterra. Oppure laurearsi come infermiere in Italia e poi andare a lavorare Oltremanica, per garantirsi uno stipendio più alto. Tutto questo ora è praticamente impossibile. Non era bastata la Brexit, dallo scorso primo aprile è partita una nuova stretta decisa dal governo di Rishi Sunak per rafforzare ulteriormente le norme anti-immigrazione nel Regno Unito. Colpendo subito centinaia di giovani del nostro Paese che sono andati a studiare o lavorare lì negli ultimi anni e hanno il visto in scadenza. Ma soprattutto evitando in futuro migliaia di ingressi tra studenti, manodopera e neolaureati. Se il loro stipendio annuo non è infatti di almeno 38.700 sterline (contro i precedenti 26.200) non possono più essere sponsorizzati da nessuna azienda ed è quindi impossibile ottenere il visto per motivi di lavoro. Nel 2022, nonostante la Brexit, il Regno Unito ha visto il record nel saldo tra ingressi e uscite nel Paese: +745mila in un anno. Ora, con la nuova stretta, il governo inglese vuole ridurre questo numero di circa 300mila unità all’anno, favorendo l’ingresso solo di “personale qualificato”. La maggior parte dei cittadini europei che vogliono trasferirsi e lavorare oltremanica (oltre le norme post-Brexit, in vigore dal 1° gennaio 2021), salvo poche eccezioni potranno essere sponsorizzati per cinque anni da una società solo se guadagnano almeno 38.700 sterline. La novità non riguarda chi si è già messo d’accordo con l’azienda, almeno finché il visto (che in genere dura due anni) non scade.

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«Al momento in tutto il Regno Unito – spiega a Il Messaggero il console generale a Londra, Domenico Bellantone – ci sono oltre 550mila italiani iscritti all’Aire, il registro dei residenti stranieri, ma considerando anche i non registrati si superano le 700mila persone.

L’età media è di 37 anni e circa il 30% (almeno 200mila persone) sono ragazzi e ragazze under 30». Numeri importanti, determinati da anni di migrazione facile nel contesto dell’Unione europea, con il mito dell’Inghilterra come isola felice del lavoro per i tanti giovani disoccupati o disillusi del nostro Paese. «Nonostante la Brexit – aggiunge il console - dal 2021 abbiamo avuto 20mila iscrizioni di connazionali all’Aire ogni anno. Adesso, però, quelle 38.700 sterline sono un salario che guadagna solo il 27% degli inglesi, quindi gli arrivi dovrebbero calare». Per un neo-laureato, che magari ha anche investito somme importanti per formarsi nel Regno Unito, sarà quindi molto difficile trovare un lavoro con una retribuzione del genere. «Significa – chiosa Bellantone - che d’ora in avanti arriveranno quasi solo lavoratori dell’alta ospitalità, della ricerca scientifica qualificata, del management alberghiero e del settore finanziario». 

Con buona pace di ristoratori e aziende sanitarie. Le regole sempre più stringenti sugli ingressi legali, secondo le associazioni italiane in Uk, stanno già creando una forte carenza di personale in diversi settori in tutto il Paese, in primis ristoranti, alberghi e ospedali. Gli italiani sono sempre stati molto richiesti e ora vengono sostituiti dagli indiani già presenti nel Regno Unito e non, con i visti per loro più facili: la qualità dei servizi sta calando a picco. Per anni chi arrivava in Uk per svolgere mansioni di cui c’era carenza poteva essere sponsorizzato anche con un salario del 20% inferiore al minimo. Ma il governo Sunak vuole eliminare anche questo aiuto. Il rischio, a sentire i ristoratori della capitale britannica, è che se il settore dell’ospitalità è meno attraente può andare in crisi, portando ancora più in basso il Pil quando già siamo in recessione tecnica. Già alcuni big come Rocco Forte, che credeva nel Regno Unito, si stanno spostando verso l’Italia e altri Paesi.

LE ALTRE NORME

Quella dello stipendio minimo per poter stabilirsi nel Regno Unito non sarà poi l’unica novità. A breve scatterà anche una stretta sui visti per gli studenti e per i lavoratori socio-sanitari o di bassa manodopera. E chi vuole raggiungere un familiare in Uk, per ottenere il visto avrà bisogno di un salario minimo che sale subito da 18.600 sterline a 29mila, per poi arrivare a 38.700 a inizio 2025. L’unica alternativa per ricongiungersi è quindi prendere la cittadinanza inglese, ma lo si può fare solo dopo cinque anni ininterrotti di lavoro e vita nel Paese, più uno con il permesso di soggiorno a tempo indeterminato. Una prospettiva quasi impossibile per i giovani italiani alle prime esperienze di lavoro. Ma una possibile soluzione c’è. Esiste un visto speciale che consente ai lavoratori under 30 o under 35 di stare nel Regno Unito per due anni senza sponsorizzazioni. Per ora vale se si arriva da Giappone, Australia, Canada, Corea del Sud e Nuova Zelanda. Ma anche, incredibilmente da Monaco, San Marino e Andorra. L’accordo andrebbe esteso tra Uk e Unione europea, ma la tensione politica post-Brexit per ora lo impedisce. 

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