Gli juventini viterbesi in piazza a Torino: «Ci siamo salvati per la pausa pipì»

I viterbesi sabato a Torino per la finale di Champions della Juventus
di Andrea Arena e Ugo Baldi
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Lunedì 5 Giugno 2017, 11:50
Specialità della casa, tutta italiana: farsi un attentato da soli, con circa 1500 feriti, colpevoli soltanto di aver scelto piazza San Carlo, a Torino. In così tanti, anche molti ragazzi partiti dalla Tuscia, per vedere tutti insieme la finale di Champions league tra Juventus e Real Madrid (1-4 il risultato finale).

E’ lo scorso sabato sera. All’inizio del secondo tempo, dopo il gol del 2-1 degli spagnoli, tra le migliaia di tifosi piazzati davanti al maxischermo nella piazza del capoluogo piemontese, succede qualcosa: uno scoppio di petardi, un falso allarme (“C’è una bomba”), una escalation da psicosi collettiva visto che gli attentati tra la folla sono ormai una costante a margine dei grandi eventi di pubblico, sportivi e musicali, di questi tempi. Pochi minuti dopo, per dire, arriverà l’azione terroristica di Londra, con 7 morti e decine di feriti.
A Torino, a piazza San Carlo, c’erano anche molti viterbesi. Arrivati fin lassù, in terra sabauda, per tifare Juventus: «Noi eravamo in otto – dice Mauro Presciutti, da Vetralla – Nel caos il mio piede si è incastrato in una transenna. E abbiamo perduto pure i nostri zainetti. E anche il portafoglio di uno di noi è stato misteriosamente svuotato. Abbiamo sporto denuncia, comunque».

Ai ragazzi di Civita Castellana, invece, sono sparite le scarpe: «In tutto quel fuggi fuggi - racconta Andrea Colonnelli - alcuni di noi non hanno più trovato le calzature che si erano tolti. Per il resto, quando ho visto la folla scappare, ho provato una paura incredibile, una sensazione mai vista».
Sabato sera, in quella piazza così ordinata, austera, sabauda, c’era anche Francesco, giovane ingegnere viterbese e, ovviamente, tifoso della Vecchia Signora. Insieme a lui. altri tre amici saliti dalla Tuscia per seguire questo evento: «Ci ha salvato la pausa pipì tra il primo e il secondo tempo – spiega – e quando siamo tornati ci siamo piazzati in un posto più arretrato rispetto allo schermo. La cosa buffa, si fa per dire, è che prima di entrare le forze dell’ordine ci hanno perquisito e sequestrato anche le bottiglie di birra>. Anche se poi dentro c’erano tantissimi ambulanti che le vendevano».
Si può tentare una riflessione su quello che è successo a Troino? «E’ figlio dei tempi: due anni fa ero qui - aggiunge - per la finale di Berlino contro il Barcellona, nessuno pensava al rischio attentati».
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