Di nuovo allarme cinghiali, altre segnalazioni: circa 600 capi da abbattere

Di nuovo allarme cinghiali, altre segnalazioni: circa 600 capi da abbattere
di Simone Lupino
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Venerdì 23 Febbraio 2024, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 18:23

Nuovi avvistamenti di cinghiali a ridosso dei centri abitati. Si può dire in realtà che non siano mai finiti e che, anzi, siano diventati quasi una routine per i viterbesi del Capoluogo e in Provincia. Le ultime segnalazioni arrivano dalla zona Barco, da Murialdo e dalla zona, già rurale di Grotte Santo Stefano. Gli ungulati, spinti dalla fame, si stanno facendo vedere prevalentemente vicino alle abitazioni ma anche nei parchi e nei luoghi frequentati dagli umani.
In attesa che il Comune di Viterbo dia il via al proprio piano per il contenimento degli ungulati, la Regione Lazio ha autorizzato l’abbattimento per l’anno in corso di 596 cinghiali in tredici aziende faunistiche della provincia di Viterbo tramite prelievo in selezione.

Alla base di questa decisione i danni sempre maggiori causati dagli ungulati alle colture e il rischio ritenuto ancora elevato di contagio di peste suina, epidemia di cui i cinghiali sono i principali vettori. Nessun caso registrato negli allevamenti suini della Tuscia ma l’Alto Lazio è stato classificato tra i territori più esposti. La decisione è stata presa con due diverse determinazione della direzione Agricoltura e sovranità alimentare, Caccia e pesca, Foreste il 24 e il 28 gennaio.

Questo i numeri previsti dai “Piani di prelievo in selezione del cinghiale da realizzarsi nelle aziende faunistico venatorie”: Barbarano Romano 70, Canino 30, Carbonara 25, Casalone 37, Castel Bagnolo 102, Fondaccio 30, Il Voltone 25, Nepi 64 San Francesco 32, San Martino 60, Settevene 11. E ancora: Bucone (38) e San Salvatore (72). Il periodo di prelievo durerà fino al 31 ottobre del 2024. Per un prelievo totale, come detto, di quasi 600 capi. 
Numeri che si aggiungono a quelli dei piani di selezione nei due ambiti territoriali di caccia (1607 cinghiali), già autorizzati nei mesi scorsi.

Per le azienda faunistiche, la Regione ha sostanzialmente ratificato i piani che erano pervenuti all’Area Decentrata Agricoltura Lazio Nord – Viterbo per la stagione 2024, ritenendo quei dati congrui allo scenario attuale. Il 19 gennaio l’Ente Produttori Selvaggina, per conto dei concessionari, aveva inoltrato la richiesta di poter proseguire la caccia di selezione così come previsto dai Piani di prelievo in selezione proposti, «stante il perdurare dei gravi danneggiamenti alle coltivazioni e alle infrastrutture agricole interne alle Azienda faunistico venatorie causati dal cinghiale».

Il piano inoltre, scrive la Regione, «vuole dare attuazione alle azioni di gestione e controllo» previste dalla legge del 7 aprile 2022 recante e misure urgenti per arrestare la diffusione della peste suina africana al fine di attenuare il rischio di introdurre la malattia in territori indenni e l’eradicazione nel caso in cui si manifesti, specificando «che l’area identificata a maggior rischio (densità di cinghiali, esposizione a contatti a rischio) è quella della provincia di Viterbo (Atc VT1 e VT2), di Rieti (ATC RI1) e di Roma (ATC RM1)». E proprio a causa del «sempre più elevato rischio di introduzione del virus della Peste Suina Africana nel nostro Paese», la Regione fa alcune raccomandazioni.

La prima è «di mantenere l’attenzione dimostrata in relazione a possibilità di trovare cinghiali morti (anche a seguito di incidente stradale) ovvero abbattuti ma che mostravano ante mortem comportamenti anomali di qualsiasi tipo, così da segnalarli alle competenti autorità (guardie venatorie, Polizia provinciale, Carabinieri Forestali, servizi veterinari delle Ausl localmente competenti)».

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