Archeologia, l'antica Bisenzio torna alla luce dopo secoli

Archeologia, l'antica Bisenzio torna alla luce dopo secoli
di Luca Telli
3 Minuti di Lettura
Domenica 24 Settembre 2023, 10:47 - Ultimo aggiornamento: 10:48

L’obiettivo è ambizioso, ricostruire il volto dell’antica Bisenzio. Topografia, insediamenti, aree sepolcrali: piccoli tasselli sepolti nelle pieghe della storia che, una volta analizzati, serviranno a ricostruire il mosaico di una città fiorita sulle sponde sud-occidentali del Lago di Bolsena.

Alla guida del progetto, finanziato dalla Fritz Thyssen Stiftung, l’archeologo Andrea Babbi sostenuto nella sua missione dagli specialisti dell’Istituto di Scienze del patrimonio culturale del CNR, del Leibniz-Zentrum für Archäologie di Mainz, e da accademici e professionisti italiani, tedeschi, austriaci, e svizzeri.

Un progetto, che gode anche del patrocinio del Comune di Capodimonte, della collaborazione della sezione di Archeotuscia Capodimonte e del supporto logistico della Toyota Motor Italia (con il concessionario Aldo Corvi Genzano di Roma che ha messo a disposizione un pulmino elettrico a basso impatto ambientale), iniziato nel 2015 e sospeso dalla triste parentesi Covid che ha paralizzato l’attività per quasi tre anni.

L’ultima campagna, iniziata il 21 agosto, si chiuderà il prossimo primo ottobre.

Data per la quale il gruppo, che comprende non solo archeologi ma anche geologi, antropologi fisici, zooarcheologi, topografi, archeometri e restauratori, spera di avere nuovi dati a disposizione per aggiungere alla storia di Bisenzio nuove pagine.

“Una storia – spiega Andrea Babbi – che ha molte zone oscure e che fino a pochi anni fa potevamo interpretare solo in parte”. Poi le tessere, rimaste custodite per secoli dalla terra e silenziate agli occhi dalle onde del lago di Bolsena, sono iniziate a spuntare fuori. Tracce isolate e distanti che, come i punti di una pista cifrata, hanno iniziato gradualmente a trovare collegamento dando forma al disegno.

“A che punto siamo oggi? Sappiamo molte più cose rispetto a otto anni fa. Ma altrettanto resta da indagare e, soprattutto, da capire”. L’area da analizzare, del resto, copre una superficie “tra gli 80 e i novanta ettari a cui bisogna aggiungerne qualche altro perché - continua Babbi - tra l’età del bronzo e quella del ferro la sponda antistante monte Bisenzio è stata sommersa dall’innalzamento del livello del lago”.

I lavori più recenti hanno permesso di dare una nuova datazione alla prima frequentazione del sito: “Ora – aggiunge – sappiamo che la zona era frequentata almeno dalla fine del terzo millennio avanti Cristo”. È un’area, quindi, da sempre gentile con gli esseri umani.

Poche, ancora, le informazioni e le cause che portarono al tramonto della città agli inizi del V secolo a.C. quando, quasi all’improvviso, sparì delle cartine geografiche: un bing bang economico e sociale dalla polvere del quale nacquero centri animati fino all’età medievale. “Sappiamo che Bisenzio assunse rapidamente un ruolo egemone nel quadro del popolamento dell’area e che nel sesto secolo avanti Cristo fu un centro di primaria importanza dell’Etruria meridionale. Abitazioni, alcune con elementi decorativi figurati tipici del patrimonio iconografico delle aristocrazie medio-tirreniche, indizi di un tratto di struttura difensiva posta a delimitazione di almeno una regione dell’abitato, strade sepolcrali, tumuli e recinti funerari costituivano elementi caratterizzanti il grande insediamento e la regione suburbana circostante. I tempi e le cause della fine di una comunità così intraprendente e dinamica costituiscono due dei molteplici quesiti scientifici cui stiamo cercando di dare risposta attraverso il The Bisenzio Project”.

Per ulteriori informazioni:

(Italiano) https://youtu.be/ElY5AkrEMMQ

(Inglese) https://youtu.be/WBBTpNUm104?si=TL-mLP0Bkb1Odp-1

Foto per gentile concessione di The Bisenzio Project

© RIPRODUZIONE RISERVATA