La questione sollevata dall’articolo di «Avvenire» sarà risolta in questo modo: spetterà all’Acea il compito della raccolta e della quantificazione delle monete. Sottratto il compenso per questa attività — circa duemila euro — i fondi saranno trasmessi alla Caritas diocesana. La sindaca questa mattina, lunedì, ha contattato la presidente di Acea, Michaela Castelli, la quale ha assicurato il suo appoggio a tale soluzione. Si supererà così l’obbligo imposto dalla Ragioneria generale di far transitare l’importo delle monete nel bilancio comunale, che aveva condotto, secondo quanto spiegano dal Campidoglio, alla sospensione della convenzione con la Caritas.
Dovrebbe dunque chiudersi così una vicenda la cui gestione non è stata certo felice. Il giornale vaticano rileva che sarebbe sicuramente bastata una comunicazione più chiara con la stessa Caritas per fermare sul nascere qualsiasi malinteso. Secondo la sindaca lo scorso dicembre è stata mal interpretata una memoria di giunta approvata a dicembre. «Si tratta di un atto amministrativo dovuto alla necessità di raccogliere e quantificare le monetine che i turisti lanciano, non solo nella fontana di Trevi ma anche in altre fontane monumentali di Roma. Un atto amministrativo che ha il fine di portare ordine e trasparenza. Ora, invece, i turisti e cittadini finalmente sapranno quanto viene raccolto e a chi viene destinato».
La sindaca ha rassicurato anche su un altro punto, che il terzo settore va «tutelato e incoraggiato. A Roma abbiamo lanciato un’idea innovativa. L’abbiamo chiamata family sitter: si tratta di un servizio, che spero di poter avviare a brevissimo, a sostegno delle giovani famiglie. L’idea è poter contribuire per l’assunzione di una persona che assista le madri lavoratrici nei primi mesi di vita dei bambini. Per tante donne è un sostegno importantissimo. La famiglia è la base della nostra società».
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