Napolitano, Ravasi: «Ci confrontavamo su Mozart e l'aldilà ma non ha mai voluto definirsi ateo»

Napolitano, Ravasi: «Ci confrontavamo su Mozart e l'aldilà ma non ha mai voluto definirsi ateo»
di Franca Giansoldati
4 Minuti di Lettura
Martedì 26 Settembre 2023, 11:12
Il mistero della morte, la realtà ultima che interpella ogni uomo davanti al rebus più grande: cardinale Gianfranco Ravasi lei all'orazione funebre di Giorgio Napolitano cosa dirà di lui?
«Inizialmente avevo una qualche reticenza a intervenire; del resto si tratta pur sempre di una cerimonia laica, poi la famiglia ha insistito: conosceva bene il rapporto che esisteva tra di noi. Un legame costante iniziato a Milano tanti anni fa e basato sostanzialmente su tre pilastri, gli scambi culturali e artistici, il rapporto intenso con Benedetto XVI e il percorso che avevamo avviato sul dialogo tra credenti e non credenti, sfociato poi in una storica edizione del Cortile dei Gentili ad Assisi quando era ancora presidente. Quella volta dialogammo sul tema: Dio questo sconosciuto. Alla Camera l'intervento sarà breve, cinque o sei minuti. Ho mandato ovviamente un testo scritto anche se preferisco parlare a braccio, sarà un intervento testimoniale e racconterò la profondità di un uomo pensante».
Nei vostri incontri affiorava il tema della morte e negli ultimi tempi ne aveva paura?
«Non abbiamo mai affrontato la questione in questi termini. Penso che vi fosse il desiderio di interrogarsi sull'oltre ma del resto faceva parte della sua natura a non accontentarsi mai della superficie per dilatare la realtà e quindi catturare il senso profondo delle cose. Amava molto i classici latini e greci, conosceva la filosofia, sulla sua scrivania aveva una Divina Commedia che consultava come fosse un breviario. Era davvero un uomo colto. Discuteva e studiava, non si accontentava, approfondiva».
Era ateo?
«A dire il vero lui ha sempre rifiutato la definizione sia di ateo che di agnostico. Non gli piacevano queste due formule. Direi piuttosto che era un non credente. Un laico. A volte è difficile incasellare e - come diceva la grande poetessa Szymborzka: chiedo scusa alle grandi domande per le piccole risposte. Penso sia stato un uomo alla ricerca che poi è una delle attività meno praticate ai giorni nostri».
Un uomo dubbioso?
«Più che dubbioso era come tutti coloro che si interrogano. Era un uomo pensante secondo la famosa distinzione di Martini che la differenza non è tra non credenti e credenti, ma pensanti e non pensanti».
Fu difficile convincerlo a salire sul palco del Cortile dei Gentili ad Assisi e parlare da presidente della sua idea di spiritualità nell'uomo e nella società?
«Penso che abbia avuto un po' la stessa difficoltà che ho io ad andare alla Camera in questo contesto. Ma è come, in un certo senso, se mi avesse fatto strada lui. Pensi che per l'incontro di Assisi facemmo anche un incontro previo al Quirinale perchè voleva capire che provocazioni gli avrei fatto...».
Forse temeva una qualche imboscata?
Ravasi ride. «Napolitano si interrogava su quello che doveva dire e poi scrisse un discorso enorme. La cosa più vivace però fu dopo, nel nostro dialogo, quando raccontò sul palco della sua esperienza giovanile e di come lasciò la fede».
Era un suo buon amico?
«È difficile definirlo. Lui aveva certamente grande rispetto per me e io per lui. C'era simpatia e sintonia reciproca che naturalmente faceva avanzare anche l'aspetto amicale. Ma non siamo andati mai a mangiare assieme una pizza benché dopo i concerti di Natale ad Assisi ci si ritrovasse uno accanto all'altro nel refettorio dei frati per una cena frugale».
Di che parlavate?
«Di musica generalmente. Aveva competenza a livello tecnico e in un paio di volte ne fui impressionato. Parlava di Mozart e Beethoven ma pure di Alban Berg, Berio, Schoenberg. È difficile incontrare uomini così colti e curiosi».
Il cardinale Zuppi va da Rifondazione Comunista, lei al funerale laico, e il Papa alla camera ardente. Cosa significa?
«Il Papa al Senato ha lasciato scritto un pensiero sul quale occorre riflettere. E' il riconoscimento della grandezza della persona al di là delle questioni politiche, culturali eccetera eccetera. Ha scritto che si trattava di un grande uomo. Ed è difficoltoso incontrare personaggi con questo spessore umano e culturale».
Già ci sono critiche...
«Oh guardi che anche io sarò attaccato per il funerale laico, è prevedibile, direi quasi banale. Chi critica fa parte di quel versante della Chiesa più a destra dimenticando però che Giorgio Napolitano ha avuto proprio con Benedetto XVI un rapporto davvero intenso. A lui confidò, non a caso, che si sarebbe dimesso. Il loro legame era forte, in una dinamica di fides et ratio. C'era una sintonia intellettuale che ovviamente andava ben oltre gli scambi istituzionali».
© RIPRODUZIONE RISERVATA