Il rischio dello scisma più che uno spauracchio sembra ormai dietro l'angolo. Mentre il Papa anche ieri dall'aereo che lo riportava a Roma ha voluto rassicurare il mondo cattolico che il prossimo super Sinodo da lui convocato in Vaticano per il quattro ottobre non cambierà affatto la dottrina, come teme l'ala più conservatrice (sulla questione degli omosessuali, delle donne, della rappresentatività nella Chiesa) un cardinale ultra rigoroso come il canonista americano Raymond Burke si è fatto portatore di un avvertimento. «Se non si corre ai ripari il Sinodo sarà come il vaso di Pandora». Ad avvalorare la tesi del rischio di un ribaltamento dottrinale dalle conseguenze imprevedibili è un altro porporato (il thailandese Francis Kovithavanji) che in una intervista al Messaggero sintetizzava che di fatto più che una assemblea sinodale si tratta di «un Concilio Vaticano III fatto a pezzetti. Il Papa lo ha voluto cosi, partendo dalla base, con i temi che sono stati indicati dai fedeli».
A fare riflettere è stato il libro che Burke ha introdotto con una significativa prefazione intitolato il Vaso di Pandora e scritto da José Antonio Ureta e Julio Loredo de Izcue (pubblicato in 8 lingue il 22 agosto intitolato The Synodal Process is a Pandora's Box) in cui attraverso un percorso divulgativo a domande e risposte viene spiegato come e perchè il volto della Chiesa cattolica sta per essere rivisto da cima a fondo. Il cardinale conservatore non è nuovo a queste prese di posizione molto critiche, già durante il Sinodo sulla famiglia aveva chiesto apertamente al Papa di correggere la sua politica perchè di fatto si discostava dal Vangelo.
Il super Sinodo a Roma dovrà contenere le richieste ormai fortissime e ineludibili che arrivano dalla Germania dove da anni la Chiesa di base, su indicazione papale, ha avviato una consultazione democratica per fare emergere quei terreni dottrinali che dovranno essere riformati radicalmente, a cominciare dal Catechismo nella parte riguardante gli omosessuali, oppure la dottrina sulle donne e il sacerdozio, la disciplina relativa al celibato sacerdotale e avviare l'introduzione a dinamiche democratiche e partecipative dei fedeli per la conduzione della diocesi, fino a determinare la elezione di un vescovo.
Papa Francesco tornando dalla Mongolia, alla conferenza sull'aereo, ha difeso la segretezza del dibattito che ci sarà nell'aula sinodale tra i padri e le madri sinodali in modo da tutelare la loro identità ed evitare influenze esterne. «Verranno fatti però dei comunicati” ha cercato di smorzare le polemiche in corso. “Il Sinodo non è un dibattito politico o parlamentare». Poi sullo scontro in atto tra conservatori e progressisti e sulla radicalizzazione esasperata ormai sotto gli occhi di tutti, il Pontefice ha criticato chi come il cardinale Burke sta gettando benzina sul fuoco.
«Alcuni mesi fa ho chiamato un monastero e le suore mi hanno detto che avevano paura del Sinodo. “Abbiamo paura che ci cambi la dottrina”. C'è questa idea e se si va alle radici di queste idee si trovano solo ideologie. Sempre, quando nella Chiesa si vuol staccare il cammino di comunione, c'è sempre una ideologia. La vera dottrina cattolica scandalizza, come scandalizza l’idea che Dio si è fatto carne, che Dio si è fatto uomo, che la Madonna ha conservato la sua verginità. Questo scandalizza. La dottrina cattolica a volte scandalizza. Le ideologie sono tutte distillate e non scandalizzano mai» ha detto.
Nel libro del cardinale Burke viene spiegato che il Sinodo e il Papa non possono cambiare alcuna dottrina. Non ne avrebbe l'autorità. «Il Concilio Vaticano I insegna che la dottrina della fede che Dio rivelò non è proposta alle menti umane come una invenzione filosofica da perfezionare, ma è stata consegnata alla Sposa di Cristo come divino deposito perché la custodisca fedelmente e la insegni con magistero infallibile. Quindi deve essere approvato in perpetuo quel significato dei sacri dogmi che la Santa Madre Chiesa ha dichiarato (…) inoltre Il Romano Pontefice è — come tutti i fedeli — sottomesso alla Parola di Dio, alla fede cattolica ed è garante dell’obbedienza della Chiesa e, in questo senso, servus servorum. Egli non decide secondo il proprio arbitrio, ma dà voce alla volontà del Signore, che parla all’uomo nella Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione; in altri termini, la episkopè del Primato ha i limiti che procedono dalla legge divina e dall’inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione».