La storia di Roselyne, sorella del prete ucciso dal terrorista islamico: «Al Papa ho detto che la forza del perdono è potentissima»

La storia di Roselyne, sorella del prete ucciso dal terrorista islamico: «Al Papa ho detto che la forza del perdono è potentissima»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 6 Dicembre 2023, 12:33

Roselyne Hamel, nonostante gli ottant'anni suonati, trasmette una grande forza quando gira per l'Europa a testimoniare che l'energia sprigionata dal perdono è «potentissima». Lei per prima è testimone di quel processo del cuore piuttosto inspiegabile capace di stravolgere ogni regola e cambiare i destini. La sorella nonché confidente di padre Jacques Hamel – il prete francese sgozzato a Rouen nella sua parrocchia proprio mentre celebrava messa da un terrorista al grido di Allah-oh-Akbar - in questi giorni è a Roma per incontrare Papa Francesco. Stamattina, prima dell'udienza, per un quarto d'ora ha potuto avere un incontro con il Papa, al quale ha consegnato l'ultima omelia che aveva scritto il fratello sacerdote quel giorno, prima di morire. «L'ho trovata tra le sue carte» le ha detto, dandogli anche un pacchetto di biscotti come dono di Natale preso nel santuario di Mont Saint Michel e, per finire, un quadretto sul tema della pace. Poi Rosalyne ha insistito per cantargli anche una canzone che tanto amava suo fratello e parla di speranza e di pace. «Spero che questa musica possa trasmetterle tanta energia, darle forza e salute».

Francesco sostava in piedi appoggiato al bastone, in una saletta dell'Aula Paolo VI.

Solo ogni tanto riusciva a parlare e rispondere in francese a Roselyn che letteralmente lo ha investito di una ventata di buon umore. «Avevo troppe cose da dirgli». Gli ha poi spiegato di quando suo fratello, prima di diventare prete, come tutti i giovani francesi di quella generazione, era stato arruolato di forza nell'esercito per combattere in Algeria. Non volle mai diventare ufficiale per non uccidere i musulmani, tanto che davanti alla presa di posizione di quel giovane risoluto che invocava l'obiezione di coscienza, i vertici militari decisero di tenerselo solo come autista. Un giorno però subì una imboscata, e purtroppo morirono tutti. »Solo lui miracolosamente si salvò e questo fatto lo ha condizionato per sempre, si sentiva in colpa per essere sopravvissuto» ha aggiunto Roselyne a Papa Francesco. E forse è anche per questo che in seguito padre Jacques Hamel ha costruito tutta la sua missione sacerdotale a fianco dei migranti musulmani, cercando di integrarli, fino a far diventare la sua parrocchia un punto di accoglienza, riconosciuta in tutta la Francia. 

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Il messaggio che la sorella di padre Hamel porta da anni è sempre lo stesso: è un messaggio di amore e di pace universale. Lei stessa nonostante il dolore per l'uccisione di suo fratello ha imboccato la via del perdono, entrando in contatto con la madre di uno degli aggressori di suo fratello.«Chi può soffrire più di me in questa situazione? ». Così si decise a contattare la signora Kermiche. «Non avrei mai immaginato di reagire in quel modo».

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In questi giorni è stato presentato il premio giornalistico internazionale alla memoria di padre Jaques Hamel, aperto ai giornalisti da tutto il mondo. Il tema dell'edizione 2024 è dedicato alle difficoltà del tempo presente, non soltanto a livello geopolitico, ma anche nel contesto della Chiesa. Una sfida per i media cattolici di tutto il mondo a raccontare che la pace è sempre possibile attraverso il dialogo e l'incontro. Roselyne Hamel ha pochi dubbi in proposito: «Mio fratello avrebbe detto con ogni mezzo, con umiltà e sincerità, cercate il modo di intraprendere un cammino di pace, a prescindere dalle difficoltà». 

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