Papa Francesco e il pasticcio di Mar del Plata, anche il secondo vescovo scelto in meno di 3 mesi lascia, che sta accadendo?

Il caso argentino ricorda il testa-coda nella scelta dell'ausiliare di Palermo poi finito a processo

Papa Francesco e il pasticcio di Mar del Plata, anche il secondo vescovo scelto in meno di 3 mesi lascia, che sta accadendo?
di Franca Giansoldati
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Giovedì 18 Gennaio 2024, 10:31 - Ultimo aggiornamento: 14:20

Sorpresa: l'incarico di vescovo è di nuovo vacante. Per la seconda volta consecutiva, nell'arco di tre mesi, è arrivata un'altra batosta al Papa. Cosa diavolo sta succedendo nella diocesi di Mar del Plata, in Argentina, sede importante e un tempo retta persino dal neo beato Eduardo Pironio tanto caro a Bergoglio? La domanda al momento non ha risposta, resta appesa dopo che anche il secondo candidato scelto dal Pontefice si è rivelato un buco nell'acqua, poichè costretto a dimettersi per una vicenda non ben precisata, relativa a presunti abusi risalenti tempo addietro e sui quali sono in corso indagini. 

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LA STORIA

Lo scorso novembre, Francesco aveva scelto per l'incarico il vescovo José Maria Balina, già ausiliare di Buenos Aires. Purtroppo una ventina di giorni dopo e prima ancora di essere installato formalmente a capo della Chiesa di Mar del Plata, balina presentava di corsa le dimissioni. Formalmente il passo indietro è collegabile ai gravi problemi di salute che ha, tuttavia qualche maligno ha insinuato che il prelato si sia spaventato per il carico di responsabilità che lo avrebbe atteso in quelle condizioni. Fatto sta che il Papa era stato costretto a individuare in fretta un altro sostituto, stavolta nel vescovo Gustavo Larrazabal, anch'egli ausiliare ma a San Juan de Cuyo. Nemmeno farlo apposta anche Larrazabal cinque settimane dopo, e prima che fosse insediato, ha presentato una lettera di dimissioni, subito accettate. La notizia sta facendo il giro del mondo perchè una situazione talmente bizzarra e imbarazzante non si era ancora verificata. Per Santa Marta un fulmine a ciel sereno. Larrazabal, 62 anni, interpellato dai giornalisti non ha voluto dare alcuna spiegazione. Si è limitato a riferire di «aver concluso» e che «non sarebbe stato opportuno» assumere l'incarico. Sembra che continuerà a servire nella sua attuale veste di ausiliario la diocesi di San Juan de Cuyo. Dietro le quinte però si staglia una vicenda di presunti abusi, al punto che il nunzio apostolico in Argentina aveva rilasciato una dichiarazione poco tempo fa esprimendo piena fiducia e smentendo le voci malevole che si accavallavano a livello locale, amplificate dalla stampa.

Presunte molestie a una donna che aveva lavorato con lui tempo fa. Non si sa se queste accuse siano vere o false, in Vaticano stanno indagando, tuttavia per evitare scandali è stato suggerito un passo indietro. 

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PROCEDURE

Ora il Papa ha nominato di corsa un amministratore apostolico, un gesuita di sua fiducia, una sorta di commissario, almeno per continuare la gestione ordinaria a Mar della Plata. Tuttavia anche questa vicenda fa affiorare la fragilità del Vaticano – almeno negli ultimi anni – ad effettuare controlli e fare verifiche previe sui possibili candidati vescovi, evitando di arrivare a testa-coda del genere. Il dossier arrivato sul tavolo del Papa sul vescovo Larrazabal - che lo ha poi costretto a rinunciare alla nomina - fa venire in mente altri casi. Tra tutti, forse il più emblematico è avvenuto in Italia. Si tratta della designazione del nuovo ausiliare di Palermo che era stata scelta dal Papa nella persona di un frate cappuccino psicoterapeuta molto potente e molto chiacchierato, padre Giovanni Salonia. Anche in questo frangente la nomina già annunciata dalla Santa Sede era poi stata successivamente ritirata senza mai fornire spiegazioni ufficiali. 

VITTIMA

Il cappuccino in questione - Salonia - è stato in seguito processato da un tribunale italiano per abusi. Nel capo di imputazione si leggeva: «Nella veste di psicoterapeuta e nello stesso tempo di sacerdote costringeva la suora, una sua paziente, a compiere e subire atti sessuali» in diverse incontri tra il 2009 e il 2013. Per la giustizia italiana quella storia si è risolta. Padre Giovanni Salonia è stato scagionato. I suoi avvocati si sono battuti per il «non luogo a procedere per la tardività della querela e perché il fatto non sussiste». I magistrati hanno accolto solo la prima ipotesi, cioè quella relativa ad una denuncia arrivata fuori tempo massimo. «Querela tardiva – scriveva il giudice Daniela D'Auria – il merito della questione oggetto del procedimento non può essere esaminato». La vittima, infatti, aveva denunciato solo nel 2017, dopo diversi anni e dopo aver preso coscienza che «non devono esistere terapie psicologiche che prevedono contatti intimi tra psicoterapeuta e paziente, e che questi sono severamente vietati non solo dal codice penale ma anche dalle regole deontologiche». Per la legge italiana la denuncia della religiosa essendo stata fatta in ritardo è così decaduta. «E' da considerarsi tale in quanto sporta dopo oltre 5 anni dai fatti».

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PALERMO


Davanti ai magistrati italiani il religioso Salonia ha sempre rigettato la versione della suora. Anche se nell'interrogatorio aveva confermato di avere avuto in passato una relazione con un'altra sua ex paziente e che proprio per questo era stato parallelamente denunciato in Vaticano. Nell'interrogatorio aveva spiegato – stando agli atti - di avere potuto parlare personalmente con il Papa «moltissime volte» a Santa Marta, sulle voci malevole che arrivavano contro di lui, contenute in lettere piene di accuse che naturalmente lo avrebbero ostacolato a diventare vescovo. 

Dalle carte che il Messaggero ha potuto consultare si legge che Papa Francesco lo convocò per dirgli che erano arrivate lettere sul suo conto che parlavano di abusi. Secondo Salonia il Pontefice gli disse: «Ce l'hanno con te e ti massacreranno sui giornali anche se non c'è niente di vero». Salonia allora gli suggeriva di non essere consacrato vescovo e il Papa aggiungeva: «Queste lettere rendono difficile consacrarti, anche se non c'è niente di reato». 

CURIA


L'avvocato del frate, il penalista Pierpaolo Dell'Anno, all'epoca spiegò che la vicenda di padre Salonia «può forse inquadrarsi all’interno delle lotte intestine vaticane suscitate dalla sua nomina a vescovo ausiliario di Palermo». Tuttavia per il caso di Palermo, come per quello più recente di Mar del Plata sorge il dubbio che forse i meccanismi per i controlli dei candidati all'episcopato dovrebbero essere rispettati o effettuati meglio. 

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