Il Papa ha poi indicato la missione: «La missione che vi attende non è portare idee e progetti propri, né soluzioni astrattamente ideate da chi considera la Chiesa un orto di casa sua, ma umilmente, senza protagonismi o narcisismi, offrire la vostra concreta testimonianza di unione con Dio, servendo il Vangelo che va coltivato e aiutato a crescere in quella situazione». In altre circostanze aveva chiesto la rinuncia a soldi e potere, a fare carriera, alla vanità, a non essere burocrati rigidi e insensibili.
Parecchie nomine episcopali fatte da Papa Francesco in questi quattro anni hanno avuto l'effetto di scontentare le gerarchie, più che per le scelte fatte, per i criteri adottati che, contrariamente a quello che accadeva fino al pontificato di Benedetto XVI, non sempre hanno seguto l'iter tradizionale che prevede diversi gradi di indagini e di coinvolgimento prima della nunziatura e poi successivamente della Congregazione per i Vescovi. Saltando qualche passaggio conoscitivo il Papa è anche incorso in qualche brutto incidente, come l'esser stato costretto a rivedere di punto in bianco, senza dare troppe spiegazioni, la nomina dell'ausiliario di Palermo. Anche se il suo nome era già stato annunciato. Si trattava di un frate psicologo, Giovanni Salonia con alle spalle accuse imbarazzanti forse legate alla sua attività di terapista. A suggerirlo a Papa Francesco l'arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice.
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