Papa Francesco ieri alla finestra del palazzo apostolico per l'appuntamento domenicale e la tradizionale preghiera mariana è apparso come sempre. Sorridente, con la voce ferma, i gesti soliti che non tradivano alcun disturbo. Ha parlato del suo dolore per quello che sta accadendo in Terra Santa e nel pomeriggio ha continuato a svolgere la sua azione diplomatica personale dietro le quinte da Santa Marta con una lunga telefonata al presidente iraniano Raisi.
Stamattina, invece, davanti al gruppo dei rabbini europei che incontrava come era previsto dalla tabella odierna, tra altre udienze, ha annunciato loro di non sentirsi troppo bene e di non avere le forze per leggere il discorso che aveva preparato. Si è dunque limitato a consegnare il testo al gruppo dei leader ebrei, salutandoli però con calore, uno per uno, e denunciando con forza l'antisemitismo che dilaga ovunque.
Papa Francesco e la voce affaticata
«Buon giorno, saluto tutti voi e vi do il benvenuto.
Acciacchi all'anca
Nel pomeriggio Papa Francesco ha conferamato l'incontro con i seimila bambini che arriveranno da tutto il mondo per affrontare il tema dell'infanzia e della pace. Probabilmente sarà solo anticipato rispetto l'orario previsto. Ieri all'Angelus, riflettendo sulle conseguenze dei conflitti in corso, ha gridato tutto il suo dolore perchè in questo modo si toglie il futuro e la serenità agli uomini di domani. Quanto all'annuncio di oggi sulla sua salute, da fonti interne sembrano i soliti acciacchi causati dall'anca dolorante e una lieve forma influenzale. Insomma malanni di stagione.
La giornata del Papa stamattina è iniziata con un colloquio con un nunzio apostolico, la presentazione delle lettere credenziali del nuovo ambasciatore brasiliano e successivamente della ambasciatrice svizzera, l'incontro con il Movimento laudato Si, il saluto di un politico catalano, la delegazione dei rabbini e, infine, un gruppo cattolico siciliano proveniente da Gela.
Solo alcuni giorni fa durante l'intervista al Tg1, Papa Francesco faceva ironia sul suo stato fisico e all'intervistatore che gli chiedeva delle sue condizioni rispondeva: «Ancora vivo, sai. Ho il problema del ginocchio che sta migliorando. Adesso posso camminare bene e poi ho avuto due interventi alla pancia: il primo per una diverticolite nel colon trasversale, mi hanno tolto un pezzo e poi succede quello che succede quando ti aprono la pancia. E l’ultima ho fatto l’intervento. Hanno lavato, io ho visto il filmato. Mancava il sapone, soltanto. Lavavano le aderenze. E adesso sto benissimo. Posso mangiare di tutto».
Il portavoce del Vaticano
Papa Francesco «ha un pò di raffreddore e una lunga giornata di udienze. Aveva il desiderio di salutare individualmente i rabbini europei e per questo ha consegnato il discorso. Per il resto le attività del Papa proseguono regolarmente». Lo fa sapere il portavoce del Vaticano Matteo Bruni dopo che stamattina il Papa aveva consegnato il discorso ai rabbini dicendo di non stare bene con la salute. Nel pomeriggio Bergoglio incontrerà i bambini arrivati da ogni parte del mondo per un appello di pace.
Nel discorso non pronunciato e consegnato ai Rabbini, il Papa li ringrazia per essere arrivati a Roma e poi affronta subito il tema della guerra. «Il primo pensiero e la preghiera vanno però soprattutto a quanto accaduto nelle ultime settimane. Ancora una volta la violenza e la guerra sono divampate in quella Terra che, benedetta dall’Altissimo, sembra continuamente avversata dalle bassezze dell’odio e dal rumore funesto delle armi. E preoccupa il diffondersi di manifestazioni antisemite, che fermamente condanno».
Francesco li chiama fratelli, si appella all'amore nell'unico Dio, «Colui che il profeta Isaia chiama «giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli», aggiungendo che il mondo ha bisogno di una profezia di pace: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. In questo tempo di distruzione noi credenti siamo chiamati, per tutti e prima di tutti, a costruire la fraternità e ad aprire vie di pace»
E ancora. «Non le armi, non il terrorismo, non la guerra, ma la compassione, la giustizia e il dialogo sono i mezzi adeguati per edificare la pace. Mi soffermo proprio sull’arte del dialogo (...) Sospeso tra Cielo e terra, solo in dialogo con l’Oltre che lo trascende e con l’altro che ne accompagna i passi, può comprendersi e maturare (..) Le nostre tradizioni religiose sono strettamente connesse: non sono due credo tra loro estranei, sviluppatisi indipendentemente in spazi separati e senza influenzarsi a vicenda. Papa Giovanni Paolo II, durante la sua visita nella Sinagoga di Roma , osservò che la religione ebraica non è estrinseca, ma in un certo qual modo, è “intrinseca” alla nostra religione». Vi chiamò «nostri fratelli prediletti», «nostri fratelli maggiori» (Discorso, 13 aprile 1986). Si potrebbe dunque dire che il nostro, più che un dialogo interreligioso, è un dialogo familiare. Quando mi recai alla Sinagoga di Roma, dissi infatti che «apparteniamo ad un’unica famiglia, la famiglia di Dio, il quale ci accompagna e ci protegge come suo popolo».
Uno dei rabbini presenti stamattina all'udienza, il Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha parlato di un incontro cordiale e caloroso tanto che il Papa lo ha salutato dicendo, «saluto il mio rabbino!». Di Segni ha poi precisato che quando si parla di pace non si può far emergere una contrapposizione tra «un Dio della Bibbia ebraica che è un Dio guerriero, di giustizia, di vendetta e un Dio di amore, di perdono, di pace che sarebbe quello del Nuovo Testamento». «È una contrapposizione teologicamente falsa», ha sottolineato Di Segni, «portatrice di ostilità».