Il biografo di Ratzinger: «La morte di Benedetto XVI faceva da tappo, ora Francesco spazzerà via la sua eredità»

Peter Seewald rompe il silenzio e analizza il percorso del pontificato di Papa Francesco facendo un bilancio al vetriolo del cammino compiuto dalla scomparsa del Papa Emerito ad oggi

Il biografo di Ratzinger: «La morte di Benedetto XVI faceva da tappo, ora Francesco spazzerà via la sua eredità»
di Franca Giansoldati
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Venerdì 21 Luglio 2023, 12:07

Peter Seewald, il biografo di Benedetto XVI, autore della monumentale biografia autorizzata dal Papa emerito, rompe il silenzio e analizza il percorso del pontificato di Papa Francesco facendo un bilancio al vetriolo del cammino compiuto dalla scomparsa del Papa Emerito ad oggi. Sei mesi che, a suo parere, fanno capire l'accelerazione verso verso novità e riforme che Ratzinger cercò sempre, con tutte le forze di contrastare. 

Seewald prendendo spunto dal filoso Giorgio Agamben dice al portale Kath.net: «Benedetto XVI è stato una sorta di “tappo”. In questo contesto, le sue dimissioni avrebbero inevitabilmente provocato una separazione tra la Chiesa "bella" e quella "nera", questo margine in cui il grano è separato dalla pula.

Questa è una tesi molto dura. Ma il Papa emerito a quanto pare era d'accordo. Devo ancora restare, ha risposto alla mia domanda sul perché non poteva morire. Come memoriale dell'autentico messaggio di Gesù, come luce sul monte. “Alla fine, Cristo vincerà”, ha aggiunto. Fin dal primo giorno del suo pontificato, Papa Francesco ha cercato di prendere le distanze dal suo predecessore. Non era un segreto che i due uomini non solo avessero temperamenti opposti, ma anche visioni opposte sul futuro della Chiesa. Bergoglio sapeva di non poter eguagliare Ratzinger per genialità e nobiltà teologica. Ha puntato sugli effetti e ha avuto il vento in poppa grazie ai media, che non hanno voluto guardare troppo da vicino per non dover vedere che dietro al Papa descritto come aperto e progressista si nascondeva un governante a volte molto autoritario, come era già noto Bergoglio in Argentina.»

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Il rifiuto di Bergoglio

Ciò che Seewald contesta è il rifiuto di Bergoglio di utilizzare l'eredità di un «grande Papa e di non danneggiarla. Benedetto XVI ha mostrato l'esempio. Trattando l'eredità di Giovanni Paolo II, Ratzinger ha sottolineato l'importanza della continuità e delle grandi tradizioni della Chiesa senza però chiudersi alle novità. Francesco, invece, vuole uscire dalla continuità. E quindi della tradizione dottrinale della Chiesa».

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Il corso di Papa Francesco viene descritto sempre più radicale. La cacciata in Germania di don Georg Gaenswein, la chiamata a Roma del teologo argentino e suo ghost writer, Victor Fernández, facendolo cardinale e affidandogli le chiavi del Dicastero della Dottrina della Fede. «Per Ratzinger il rinnovamento consisteva nel riscoprire la missione centrale della Chiesa per poi ridiventare quella fonte di cui la società ha bisogno per non impantanarsi spiritualmente, moralmente e psichicamente. Riformare significa preservare nel rinnovamento, rinnovare nel preservare, per portare con nuova chiarezza la testimonianza della fede nelle tenebre del mondo. La ricerca dell'attualità non deve mai portare all'abbandono di ciò che è vero e valido e ad un adattamento all'attualità del momento. La nomina del futuro Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede esprime in modo significativo ciò che i titoli citati all'inizio intendono per distruzione dell'eredità di Benedetto. Mentre Francesco ha destituito alla prima occasione il cardinale Müller, chiamato da Benedetto, ora si sta issando a questo incarico, non solo un suo storico aiutante argentino, ma uno che ha subito annunciato una sorta di autodistruzione. Vuole modificare il Catechismo, relativizzare le affermazioni della Bibbia, mettere in discussione il celibato».

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