Le ricamatrici del Papa, una squadra sconosciuta di donne che tramandano l'Ars Canusina per l'altare di San Pietro

I Musei Vaticani dedicano una mostra all'arte antichissima ispirata a Matilde di Canossa

Le ricamatrici del Papa, una squadra sconosciuta di donne che tramandano l'Ars Canusina per l'altare di San Pietro
di Franca Giansoldati
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Giovedì 25 Gennaio 2024, 18:18 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 09:38

Le Ricamatrici del Papa sono una squadra infaticabile, invisibile, sconosciuta ai più e capace di autentici miracoli artistici. Con l'ago e il filo questo network composto da più di cento persone di qualsiasi ceto sociale ed età, pensionate, mamme, segretarie, lavoratrici, da qualche anno realizza capolavori d'arte tessile destinati ai maestosi altari della basilica di San Pietro, enormi superfici da ricoprire con il lino più fine e con impressionanti ghirigori di ricamo, in una sequenza interminabile di spirali concentriche dando vita alla famosa Ars Canusina, un ricamo medievale di altissima precisione capace di destare stupore per tanta bellezza già ai tempi della contessa Matilde di Canossa, una delle quattro nobildonne sepolte in Vaticano. 

REGGIO EMILIA

Meticolose, pazienti, capaci di lavorare giorno e notte per finire in tempo dei manufatti carichi di questa preziosa tradizione. Per la prima volta, alla fine del mese di gennaio, i Musei Vaticani esporranno alcune delle opere ricamate che il 22 febbraio, a San Pietro, verranno poste sull'altare della Cattedra. La destrezza nell'usare ago e filo è stata acquisita alla scuola di ricamo di Reggio Emilia, no profit unica al mondo in cui vengono svelati i segreti dell'Ars Canusina. 

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La prossima consegna per le Ricamatrici del Papa è la Tovaglia del Perdono. «Si tratta di un ricamo enorme e complesso. Un lavoro che ha richiesto mesi e mesi di attività continuata, senza sosta.

Il lavoro girava tra tutte noi». A parlare a nome di tutte è la portavoce del team, Sandra Cosmi, reggiana, ideatrice di questo cammino che le ha portate durante il Covid a ricamare per il Pontefice. Sandra, da anni in pensione, vuole subito mettere in chiaro che per nessuna di loro l'attività è a scopo di lucro. «Non percepiamo compensi o stipendi. Siamo tutte volontarie. Facciamo questo servizio alla Chiesa e al Papa Francesco per amore. Tutto è cominciato con la piccola tovaglia commissionata per la cappella a Santa Marta dove prima celebrava le messe pubbliche del mattino». Visto il risultato, l'impegno richiesto dal Vaticano per le Ricamatrici è aumentato. «Ora stiamo già lavorando per la grande tovaglia che sarà destinata all'Altare del Bernini in vista del Giubileo del 2025. Sarà un'opera di ricamo immane, tenendo conto delle dimensioni di quello spazio in basilica».

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Con il loro manufatto dovranno coprire ogni centimetro quadrato per una superficie complessiva di decine e decine di metri. Sandra ride: «Non so come faremo, probabilmente ricameremo a turni anche la notte, ma so che ci riusciremo. Ricamare per noi resta una gioia del cuore, rappresenta un modo per sentirci vicine le une con le altre, per condividere i problemi della giornata, stare assieme aiuta a far scomparire tanti piccoli guai, alleggerisce la pesantezza dei carichi della famiglia. E' rilassante». Il disegno della maxi tovaglia giubilare da colmare con merletti e ghirigori è ancora un segreto.

ARTE

Si sa solo che riassume l'universalità della Chiesa intera e del suo futuro. Ogni stella prevista nel ricamo equivale a una diocesi nel mondo. Ovviamente dovrà essere terminata e consegnata entro Natale. Sandra racconta che le Ricamatrici del Papa (“per passione”) sacrificano quasi tutti i loro momenti liberi, a volte persino la sera, dopo avere messo a letto i figli o i nipotini, dedicando all'Ars Canusina tante domeniche e festività. Per molte l'apprendimento del ricamo, dal punto croce fino agli ornamenti che necessitano l'utilizzo di più fili, a più mani, con il passare del tempo è stato persino una terapia. «Noi scopriamo che ricamare fa bene. Alcune di noi sono state indirizzate al ricamo dai medici, persino da alcuni oncologi. Grazie al ricamo sono tante le persone che hanno superato periodi difficili, pieni di buio e piuttosto depressivi». 

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DONNE

C'è anche un altro filo d'oro, una storia ricamata nella storia, che unisce queste donne alla riscoperta del ricamo canusino: espressione artistica ispirata agli elementi decorativi che adornavano i monumenti tipici del periodo di Matilde di Canossa. Sandra Cosmi indica come capostipite una delle prime psichiatre italiane donne – Maria Bertolani del Rio - che già all'inizio del Novecento ebbe l'intuizione di trasformare le tracce storiche dei fregi matildici scolpiti nella pietra di tanti monumenti medievali nell'Ars Canusina e trasportarli sulla tela o sulla ceramica. Introdusse così - per la prima volta - all'interno di un manicomio (l'Istituto Psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia), il primo lavoro creativo e manuale per curare giovanissimi pazienti. Spesso non avevano che dieci anni e all'epoca venivano abbandonati o rinchiusi in queste strutture durissime poichè le famiglie non sopportavamo la vergogna di avere figli malati psichiatrici. 

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