L'Osservatore Romano elogia JFK: «la sua politica estera si basava sul dialogo e la coopeazione»

Kennedy rende omaggio al Milite Ignoto a piazza Venezia il 1 luglio 1963
di Franca Giansoldati
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Lunedì 20 Novembre 2023, 16:39

Il giornale della Santa Sede – l'Osservatore Romano – dedica grande e significativo spazio al sessantesimo anniversario della morte di John Fitzgerald Kennedy elogiando la sua «politica estera dettata alla volontà del dialogo e della cooperazione». Il presidente americano «ha insegnato l'importanza di dialogare, fare autocritica e riconsiderare l'atteggiamento che si ha verso il nemico, quindi non umiliare lo Stato né odiare la popolazione. Tutti temi che valgono ancora di più nel contesto attuale sia perchè il sistema mondiale non è più bipolare, sia perchè ci troviamo nella terza guerra mondiale a pezzi».

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Tra i vari passaggi politici del suo mandato viene ricordato, in particolare, il discorso fatto da Kennedy all'American University di Washington il 10 giugno 1963, al termine del quale il presidente avrebbe annunciato l’avvio dei lavori per l’accordo sul divieto di test nucleari con Mosca: «Che tipo di pace cerchiamo? Non una pax americana imposta al mondo dalle nostre armi» o «semplicemente la pace per gli americani», bensì «una pace autentica per tutti gli uomini e le donne» capace di «evitare quegli scontri che portano un avversario a scegliere tra un’umiliante ritirata”.

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La cronistoria dell'assassinio di Kennedy è chiara e ricostruita nei minimi particolari.

Il 22 novembre 1963, alle ore 11:40, l’Air Force One atterrò all’aeroporto Love Field di Dallas. Era in ritardo. Secondo la tabella di marcia, il corteo sarebbe dovuto partire alle ore 11:15. Il percorso era stato pianificato da Roy H. Kellerman, assistente responsabile della Casa Bianca, il 4 novembre. Kellerman consegnò il piano l’8 novembre a due agenti dei servizi segreti: l’agente speciale Winston G. Lawson, un membro dello staff della Casa Bianca, e Forrest V. Sorrels, agente speciale incaricato dell’ufficio di Dallas. Il venerdì mattina era stata pubblicata dal «Dallas Morning News» una cartina delle vie che il corteo presidenziale avrebbe attraversato dall’aeroporto. Questo particolare è sempre stato ritenuto importante per stabilire se il cecchino o eventuali altri cecchini sapessero già che il corteo sarebbe obbligatoriamente passato sotto le finestre del Texas Dallas Book Depository — da dove sono stati esplosi gli spari. 

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A mezzogiorno e mezza furono esplosi i colpi contro il presidente. Il primo proiettile esploso mancò il bersaglio e si perdette lontano ferendo leggermente un passante e rompendo un pezzo di marciapiede. Il secondo colpo colpì il presidente Kennedy al collo e il governatore Connally, al torace, al polso e al polpaccio. Un terzo colpo raggiunse il presidente Kennedy alla testa e fu mortale. La conclusione dell’FBI e della Commissione Warren è che a sparare sarebbe stato Lee Harvey Oswald, ex marine e impiegato del Texas Book School Depository. Oswald, che aveva vissuto per un periodo in Unione sovietica, si appartò al sesto piano dell’edificio dove lavorava, in mezzo ad alcuni scatoloni spostati davanti alla finestra dalla quale partirono gli spari, secondo la balistica, e montò il fucile. 
Il corpo esanime del presidente Kennedy venne portato all’ospedale di Dallas. Alle 13 il presidente Kennedy fu dichiarato ufficialmente morto a causa della vastità del danno craniale e intracraniale subito; la notizia fu inizialmente resa nota da due sacerdoti entrati nella sala ospedaliera per l'estrema unzione.

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