Proprio mentre l'American Jewish Commettee – una delle più antiche organizzazioni ebraiche mondiali che si batte contro l'antisemitismo – mette in discussione l'atteggiamento sbilanciato di Papa Francesco («Siamo molto preoccupati») perchè domenica scorsa all'Angelus ha usato il termine terrorismo per definire le bombe di Gaza senza fare alcuna distinzione tra gli atti di «violenza intenzionale» del 7 ottobre da parte di Hamas e le vittime involontarie che si verificano purtroppo in una «guerra giusta», il Vaticano ha inviato in Terra Santa un cardinale di peso con il compito di sostenere la comunità cattolica locale che si appresta a celebrare il Natale.
In un comunicato il Vaticano ha informato che il Papa addolorato per la “terza guerra mondiale a pezzi” che affligge il mondo, ha incaricato il suo Elemosiniere, il cardinale Konrad Krajewski, di portare un suo messaggio «nei territori dove ancora risuona il rumore delle armi». «Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre "fratello", e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam!»
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L'atteggiamento bipartisan di Papa Francesco resta però un punto di angustia per il mondo ebraico che percepisce tanti suoi interventi come partigiani o non obiettivi della situazione. «E' necessario distinguere chiaramente tra chi ha causato la guerra quando di parla di autodifesa di Israele e di lotta contro la barbarie e il terrore di Hamas».
Nel frattempo il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Terra Santa, ieri sera in un incontro on line ha ammesso che la guerra scatenata da Hamas ha effettivamente causato un piccolo terremoto nei rapporti tra il mondo cattolico e l'ebraismo. «Voglio dire che quello che è accaduto il 7 ottobre è ingiustificabile, e deve essere condannato.