Il Concistoro di Papa Francesco e il dramma migranti che incombe, sul sagrato di San Pietro anche i ministri Piantedosi e Darmanin

Tra le autorità presenti sul sagrato anche Romano Prodi

Il Concistoro di Papa Francesco e il dramma migranti che incombe, sul sagrato di San Pietro anche i ministri Piantedosi e Darmanin
di Franca Giansoldati
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Sabato 30 Settembre 2023, 09:29 - Ultimo aggiornamento: 10:34

Sul sagrato di San Pietro, sotto le chiavi decussate, simbolo dell'autorità papale il ministro dell'interno Matteo Piantedosi e il suo omologo francese Gerard Darmanin si ritrovano seduti a pochi metri di distanza nel settore delle autorità presenti per il concistoro di Papa Francesco. Una tradizione quella di accompagnare l'investitura cardinalizia dei propri arcivescovi -  in questo caso i francesi Christophe Pierre, nunzio negli Stati Uniti e tessitore dei buoni rapporti tra l'amministrazione Biden e il Vaticano e il vescovo di Ajaccio, il francescano Francois Bustillo, mentre sul fronte italiano ricevono la porpora Claudio Gugerotti, a capo del dicastero delle Chiese orientali, Pierbattista Pizzaballa attualmente a Gerusalemme e Agostino Marchetto, forse il maggiore conoscitore vivente del Concilio Vaticano II - che cade in un momento molto particolare per i rapporti tra gli stati europei seriamente messi alla prova dalla difficoltà a trovare un equilibrio sul fronte delle migrazioni.

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La solenne cerimonia vaticana alla quale prendono parte anche i ministri Darmanin e Piantedosi è l'occasione per un saluto di circostanza e forse, tra le pieghe del tempo d'attesa per l'inizio del rito, probabilmente avranno spazio per ritagliarsi qualche manciata di minuti sul sagrato.

Il tema delle migrazioni ovviamente non è al centro della cerimonia papale, né del messaggio che Francesco vuole rivolgere ai suoi nuovi porporati, ma l'argomento resta perennemente nelle retrovie. Una specie di convitato di pietra. I nuovi cardinali del resto di migrazioni ne hanno parlato a lungo in questi giorni con i giornalisti, lo hanno fatto il polacco Rys che ha criticato il suo governo per la posizione rigida assunta nei confronti dei paesi di primo approdo, lo ha fatto Pizzaballa e pure il francese Pierre il quale ha voluto ricordare i lunghi anni trascorsi in Messico come nunzio, prima di approdare a Washington. Un periodo in cui ha avuto modo di toccare con mano la questione migratoria e il dramma umano di migliaia e migliaia di persone respinte al confine, proprio dove Francesco aveva voluto celebrare una messa diversi anni fa, durante un viaggio apostolico in Messico. 

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Tra le autorità presenti sul sagrato anche Romano Prodi, buon amico di Pizzaballa e di Gugerotti e il presidente del parlamento italiano, Lorenzo Fontana. Dalla Polonia, invece, è arrivata Grazyna Ignaczak-Bandych, ministra della presidenza, dal Portogallo, Ana Caterina Mendes, Ministro per gli Affari Parlamentari di Lisbona e dalla Spagna Félix Bolanos Garcia, Ministro della Presidenza. Praticamente l'occasione per una specie di mini riunione informalissima sotto l'ombra del Cupolone. 

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Il concistoro inizia di fatto con la lettura della monizione, con i neo-cardinali disposti su due file, con i loro segretari all’esterno, che vestono la cotta, partecipano alla processione uscendo dal Braccio di Costantino. Sul Sagrato vanno ai loro posti ma nessuno porta né lo zucchetto rosso, né l’anello. Un sottofondo musicale accompagna la processione. Il Papa ascolta un brevissimo saluto da parte del primo dei cardinali e poi viene letta l'allocuzione, la formula di creazione elencando i nomi. Ad ogni chiamata i cardinali giurano i fedeltà e obbedienza poi avvicinano al Papa per ricevere la berretta cardinalizia. Le berrette, gli zucchetti e gli anelli sono contrassegnati da un cartellino con il nome di ogni cardinale. Segue il rito delle consegne che si conclude quando l’ultimo dei nuovi cardinali raggiunge gli altri Cardinali per lo scambio della pace. 

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Nell'omelia preparata per l'occasione Papa Francesco insiste nel dire che il Collegio Cardinalizio assomiglia a una «orchestra sinfonica, che rappresenta la sinfonicità e la sinodalità della Chiesa». Spiegando che  «una sinfonia vive della sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti: ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte con tutto l’insieme. La diversità è necessaria, è indispensabile. Ma ogni suono deve concorrere al disegno comune». Un richiamo alla unità in un momento in cui la Chiesa appare drammaticamente polarizzata invista del super sinodo che inizierà il 4 ottobre prossimo. 

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