Umbria Jazz blindata,
pensiamo all'americana

Umbria Jazz blindata, pensiamo all'americana
di Giuseppe Caforio
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Mercoledì 12 Luglio 2017, 18:43
PERUGIA - Quello tra Umbria Jazz e la Circolare Gabrielli, capo della Polizia, appare un matrimonio difficile sin dall’inizio. A seguito degli attentati in l’Europa e dei fatti accaduti la sera della finale di Cardiff a Torino, il Capo della Polizia Franco Gabrielli, ha emanato una circolare contenente le misure di sicurezza per tutti gli eventi pubblici. Circolare che, quantunque, lui stessa definisca dal contenuto ovvio, sta creando non pochi problemi.
Da più parti, sin da subito, si è levata la protesta dell’inconciliabilità fra queste misure e buona parte degli eventi, soprattutto quando questi si svolgano nei centri storici, come appunto Umbria Jazz. Venerdì scorso, la serata di esordio del Festival nato nel lontano 1973, è apparso subito sproporzionato, ingombrante e fastidioso, l’ambaradan di pseudo sicurezza posto in essere: transenne su Piazza IV Novembre e lungo Corso Vannucci, blocco ai Giardini Carducci, percorsi obbligati innaturali e, soprattutto, tanta, tanta, troppa polizia con addirittura i blindati schierati in Piazza Matteotti. Normalmente la presenza delle forze dell’Ordine è motivo di rassicurazione per l’opinione pubblica che ne apprezza la funzione, ma tutto ciò è vero quando essa è in termini ordinari proporzionali alle reali esigenze.
Se ragionassimo come fanno gli Americani che per ogni tipo di attività pubblica pongono come priorità l’analisi economica, valutando il rapporto costo-benefici, beh, l’applicazione della circolare Gabrielli, venerdì per altro personalmente presente a Perugia, appare sproporzionata e spropositata. Ci saranno state ragioni concomitanti a cominciare dalla Notte Rosa sulla Riviera romagnola, ma in alcuni punti della città è parso che ci fossero più poliziotti che pubblico. È vero, come lo stesso capo della Polizia sostiene, che la sicurezza è al primo posto, ma anche questa va garantita con forme e sistemi che siano compatibili nei costi nonché con modalità che non giungano ad infastidire o addirittura ad inibire lo svolgimento delle manifestazioni. Occorre evitare di giungere a semplici dimostrazioni di muscoli perdendo di vista il vero obiettivo che è quello di rasserenare e non di allarmare i cittadini. Ogni osservatore avrà potuto constatare come nei nostri centri storici, anche in occasione di grandi eventi, vi sono concentrazioni di persone normalmente molto inferiori a quelle che si possono trovare nelle ore di punta nei centri commerciali o nelle multisale cinematografiche. Eppure il trattamento di sicurezza è notevolmente differente.
C’è qualcosa che, quindi, non va e va ricalibrato. L’esperienza di Torino, nella sua gravità, deve essere colta come occasione di riflessione propositiva, evitando che qualcuno diventi più realista del re, ingenerando così un meccanismo a cascata che comporti un eccessivo ampliamento delle misure di sicurezza che determina poi effetti negativi quali il disincentivo del pubblico a partecipare alle manifestazioni o, peggio ancora, la rinuncia all’organizzazione da parte dei promotori. Sarà bene, quindi, che Prefetti e Questori, magari in armonia fra loro, provvedano ad applicare la circolare Gabrielli in modo duttile, considerando la tipologia delle manifestazioni, le caratteristiche di chi vi aderisce e quindi più complessivamente il reale grado di pericolosità, modulando così le misure e la presenza delle forze dell’Ordine allo stretto necessario, con un occhio al costo per l’erario e all’effetto che si produce sull’opinione pubblica.
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