Terni, nessun ricordo della strage di Bologna, l'attacco delle minoranze: «Silenzio ambiguo che getta ombra sulle istituzioni»

Terni, nessun ricordo della strage di Bologna, l'attacco delle minoranze: «Silenzio ambiguo che getta ombra sulle istituzioni»
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Lunedì 3 Agosto 2020, 21:08

«Alle forti critiche che l'amministrazione del sindaco Latini ha ricevuto anche dalle minoranze del Consiglio comunale di Terni per non aver inviato alcun messaggio alla città o commemorato la strage fascista di Bologna dove perse la vita il giovane ternano Sergio Secci, non è seguita alcuna risposta da parte dello stesso sindaco». Lo dichiarano in una nota i gruppi consiliari di Senso civico, del M5S e del Partito Democratico: «Evidentemente dopo due anni il sindaco di Terni ancora non ha intenzione di rappresentare la città nella sua interezza, ma tenta di nascondere l'inadeguatezza della sua amministrazione continuando a dividere la città e ad assumere atteggiamenti ideologici che offendono tanti ternani».

«Il sindaco - prosegue la nota - da due anni a questa parte imbarazza le nostre istituzioni con il suo ambiguo silenzio e con i suoi atteggiamenti politici equivoci gettando ombra sulle nostre istituzioni. Sono sempre meno coloro che credono al racconto di un sindaco buono e mite, prigioniero dell'altrui estremismo. Se questa sfiducia si somma all'incapacità e all'assenza di coraggio della sua amministrazione, ben si comprende come sia finita la nostra città. Ironie sull'omofobia, inopportuni riferimenti alla tutela dei bambini per giustificare l'ingiustificabile, partecipazione a convegni che vogliono mettere fuori legge le religioni non cristiane, incontri fortuiti con chi vorrebbe riabilitare la Repubblica di Salò, assenze programmate alle celebrazioni per la liberazione di Terni e dei suoi eroi al valor civile, interventi equivoci alle celebrazioni per i bombardamenti angloamericani seguiti alla guerra fascista, patrocinio rivendicato e poi negato a formazioni di estrema destra, silenzio sullo sciacallaggio per la morte di due giovani ternani, interviste ambigue rilasciate a quotidiani nazionali sui centri sociali, multe a chi chiede l'elemosina e paventate sanzioni a chi è vittima dello sfruttamento della prostituzione, sono queste le uniche politiche del sindaco 'leghista dal volto buono', del sindaco che si dice fieramente cristiano, che nel 2018 è stato eletto ma di cui i ternani non conoscono ancora alcuna idea, proposta o progetto che riguardi lo sviluppo della città e la risoluzione dei problemi occupazionali che la attanagliano».

«Non ci interessa - proseguono - le giustificazioni non richieste addotte dall'assessore Giuli sulle celebrazioni per Sergio Secci. Le prestazioni fuori orario a cui è costretto per difendere l'indifendibile e le proprie ambite deleghe cominciano a stancare la città. Lo invitiamo ad occuparsi delle cose che gli competono, che sono tante, a partire da un piano per il rilancio del turismo fino a quelle che riguardano la cultura. Il suo intervento in sostituzione del sindaco è inappropriato e rappresenta una toppa peggiore del buco. Risparmi le sue energie per le celebrazioni della liberazione di Terni e le altre commemorazioni della Resistenza dove da anni è costretto a sostituire il sindaco. Che definisca fuffa ideologica la richiesta di ricordare Sergio Secci e chieda discrezione per una strage fascista le cui inchieste sono state depistate è quantomeno imbarazzante. Questo tanto più alla luce delle doverose celebrazioni che ogni anno vengono fatte il 10 febbraio per le vittime delle foibe, con tanto di illuminazione del palazzo comunale. La nostra città è sempre più abbandonata a sè stessa, le sue maestranze non vedono la luce fuori dal tunnel e il sindaco della nostra città resta da due anni in silenzio, non ha formulato nessuna proposta per lo sviluppo economico di un territorio ricco di opportunità, grazie alla sua posizione, alla dorsale appenninica e ai suoi siti produttivi di interesse strategico per il territorio. Un sindaco silente e piegato verso il governo regionale, davanti al quale gli interessi di Terni vengono costantemente sacrificati, a partire dalla riorganizzazione dell'azienda ospedaliera e di quella sanitaria, fino al più vasto tema del riequilibrio territoriale. Tutto questo mentre la città si svuota sempre più di giovani, colpiti da una disoccupazione che raggiunge il 40%. Dove impoverimento e disagio la fanno da padrone e colpiscono anche i ceti fino a poco tempo fa più agiati».

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