Ternana, patron Bandecchi
arriva in elicottero
e promette la serie A

Ternana, patron Bandecchi arriva in elicottero e promette la serie A
di Paolo Grassi
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Giovedì 6 Luglio 2017, 10:41
TERNI Arriva in elicottero. Atterra all'antistadio, per dire che vuole la serie A in due anni, che Martin Valjent resterà se non sarà ceduto a cifre vantaggiose, che ha scelto Terni perché ha una splendida tifoseria con degli obiettivi, che l'impolverato progetto di Ternanello si può fare. Insomma, per dare anche qualche risposta rimasta in sospeso due settimane fa all'hotel Garden. E anche per presentare il nuovo allenatore, Sandro Pochesci, seduto al suo fianco in conferenza stampa insieme al presidente Stefano Ranucci. Stefano Bandecchi, patron di Unicusano e della Ternana, rompe subito il ghiaccio. Saluta i tifosi che lo applaudono: «Grazie. Tanta gente così, solo quando mi sono sposato». Ama la battuta, lo scherzo, l'autoironia. Nella conferenza, in diretta anche su Radio Cusano Campus, dice: «Mia moglie mi ha detto che se fossi venuto in Ferrari, in Rolls Royce o in elicottero, mi avrebbero comunque preso per pazzo. E allora, tanto valeva l'elicottero: ci mette meno». Allo stadio, appare la scritta Unicusano Ternana. Eppure, la Figc non ha ancora autorizzato l'integrazione del nome. «Ci fidiamo delle interpretazioni dei nostri legali. Potrebbe, al limite, essere Ternana Unicusano. Siamo fiduciosi per una risposta positiva e non capiremmo un'eventuale risposta negativa». Immancabili le domande sulla valorizzazione di soli calciatori italiani. «In Italia si punta troppo sugli stranieri e si tralasciano i talenti nostri. Noi faremo il contrario. Non ho nulla contro gli stranieri, visto che i migliori affari li faccio all'estero. Ma è ora di finirla, di vedere società italiane con 27 stranieri in rosa. Io mi sento italiano e voglio vincere con gli italiani. Cercare solo in Italia mentre gli altri pescheranno anche fuori? Non credo che sarà problema. Poi, se lo diventerà, lo capiremo». Ma apre allo slovacco Valjent. «Non lo regaleremo. Se non riusciremo a cederlo con il giusto profitto, resterà. Sarebbe un'eccezione, a confermare la regola». Poi gli obiettivi: serie A in due anni e, magari, playoff già quest'anno. «Ma si centra solo con la programmazione e con i progetti. Altrimenti, non si va da nessuna parte. Non abbiamo problemi a livello economico. Contano le scelte. Il calcio è risorsa, non rimessa. Noi puntiamo a quello. Se ci riusciremo, avremo fatto un buon lavoro. Se falliremo, saremo stati dei pirla. Terni ha tifosi stupendi. Fere in campo, gentili fuori, ma con degli obiettivi. E poi, a differenza di quanto avvenne a Livorno, non sono stato osteggiato per le mie idee politiche. Saremmo venuti anche se la squadra fosse retrocessa». Promuovere la ricerca scientifica attraverso il calcio. L'imprenditore livornese ribadisce anche questo concetto. Infine, il radicamento nel territorio. Compreso il centro sportivo per le giovanili, Ternanello, lasciato nei cassetti dai Longarini nonostante le autorizzazioni per partire: «Potremmo essere interessati. Abbiamo visto il progetto e ci piace». A proposito di Longarini, per la famiglia che gli ha lasciato la gestione, ha parole di elogio: «Mai avevo fatto affari con persone così oneste e chiare. Per Terni, sarà una grossa mancanza». Giovanili e calcio femminile, sono altri obiettivi. «I giovani sono futuro e cassaforte. Il settore femminile ci interessa. Attualmente, lo abbiamo lasciato ad altri. Ma entro il prossimo anno, metteremo le mani in modo netto anche lì». Idee anche per lo stadio: «Vogliamo ripristinarne il 100% di agibilità». Intanto, subito l'interramento delle panchine e il recupero parziale della San Martino. Quando passa per il campo, gli mostrano i murales sul Cile. Gli dicono che ai tifosi piacciono. «Se è così – risponde – li teniamo. E li faremo restaurare». All'ora di pranzo, ripartenza in elicottero. E agli occhi dei tifosi, quel mezzo che decolla evoca dolci sogni.
 
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