Telelavoro, come si attrezzano
le imprese umbre per l'emergenza

Telelavoro
di Fabio Nucci
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Giovedì 12 Marzo 2020, 10:20

C’è anche un’intera piccola impresa del settore servizi con quasi tutti i dipendenti in isolamento volontario che cerca di reagire tramite lo smart working. Una soluzione che altri stanno sperimentando da alcuni anni e che ora, vista la situazione, è diventata quasi routine. Con lo spettro del “blocco totale” all’orizzonte, chi può si organizza per “aprire” le connessioni e consentire il telelavoro. In tale ambito, si distingue anche l’attività di chi ha sviluppato un vantaggio competitivo nella produzione di servizi e tecnologie per la gestione di grandi dati e comunicazioni a distanza. Aspetti cruciali anche per gli enti pubblici.
Tra chi si è mosso velocemente per consentire ai propri collaboratori di poter svolgere delle attività a distanza, c’è il gruppo Angelantoni di Massa Martana. «Abbiamo iniziato con alcune persone del settore amministrativo e acquisti, specie mamme – spiega il presidente Gianluigi Angelantoni – ma ci stiamo muovendo per consentire il lavoro a distanza anche nella progettazione». L’azienda ha messo a punto una serie di verifiche anche sulla qualità della connessione di cui i dipendenti sono dotati per la gestione in remoto dei progetti. I nodi da risolvere sono la velocità e la sicurezza e in tale senso anche altre aziende si stanno organizzando per garantire una rete sicura (Vpn, Virtual private network) per far accedere i dipendenti ai server aziendali. «Stiamo anche verificando i costi per implementare le reti domestiche dei dipendenti», aggiunge Angelantoni. Anche un’altra grande azienda della provincia di Perugia si sta organizzando per affrontare eventuali stop. «Dalla progettazione alla vendita l’attività per ora non ha subito fermi», spiegano dalla Manini Prefabbricati di Santa Maria degli Angeli. «Siamo in ogni caso pronti e sono già stati fatti dei test con appositi strumenti per valutare le connessioni dei dipendenti e consentire il telelavoro nei settori progettazione, elaborazione tecnica, preventivazione o commerciale. Sono possibili poi riunioni via Skype e tramite Vpn garantiamo ai dipendenti la possibilità di collegarsi in remoto al pc del proprio ufficio».
In altri casi basta un telefono, un computer dove controllare la posta elettronica e una connessione veloce per collegarsi alla propria postazione di lavoro. Cosa che per quanto possibile stanno facendo i dipendenti di un’azienda di servizi perugina (parte di un gruppo bergamasco), tutti tranne uno lasciati a casa a causa del coronavirus. Ma c’è anche chi da tempo si è organizzato con lo smart working. «Tale opzione è stata attivata a fine 2018 tramite un accordo sindacale che prevedeva un giorno a settimana», spiega Paolo Claudiani, lavoratore ternano, dipendente di un ditta del settore elettrico con sede a Roma. «Dopo l’emergenza sanitaria siamo passati a tre giorni alla settimana, con la possibilità di arrivare a una rotazione con la tempistica dettata dall’azienda per le mansioni “telelavorabili”. Per altre, come manutenzione e controllo sala macchine, occorre per forza recarsi in sede».
LE SOLUZIONI 
Oltre al telelavoro, una criticità che imprese private ed enti pubblici stanno cercando di risolvere è quella della comunicazione, tramite le multiconferenze, e della gestione in sicurezza dei dati a distanza (multicloud), indispensabile nello smart working. Ambiti nei quali negli anni si è distinta una società del Gruppo Retelit, quotato al MTA di Milano, la PA Evolution, a sua volta nata dalla fusione delle società perugine Init e Ecobyte con la milanese Novustech. «In questi ultimi giorni abbiamo avuto una crescita di richieste in particolare per videoconferenze - spiega Francesco Donadio, direttore tecnico di PA Evolution – da aziende private del Nord ma anche da aziende sanitarie periferiche che hanno la necessità di mettersi in contatto con ospedali centrali. L’azienda ospedaliera delle Marche, ad esempio, ci ha chiesto di avere un sistema di videoconferenza che possa mettere in contatto vari medici per condividere le loro esperienze». Richieste spesso accompagnate dall’urgenza che il momento richiede. «Il 4 marzo l’assessore regionale Michele Fioroni ha tenuto una videoconferenza utilizzando i nostri sistemi (piattaforma Starleaf), con un centinaio di iscritti e la nostra regia, e sappiamo che molti comuni umbri hanno richiesto lo stesso servizio».
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