L’annuncio è di quelli shock, soprattutto perché, almeno fuori dalla cerchia dei fedelissimi, è del tutto inaspettato. Il sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, ha dato le dimissioni dal suo incarico in un video lanciato sui social. «Mi dimetto», dice Bandecchi, spiegando che «i motivi sono di carattere politico. Non esco comunque dalla politica, mi candido alle europee e resto segretario di Alternativa popolare ma non farò, da qui a 20 giorni, più il sindaco della città di Terni». E aggiunge: «Così non correremo rischi, a Terni, di avere una dittatura bandecchiana». Il video si chiude con i saluti a chi lo ha votato.
«Mi hanno fatto girare le p...
LA CRISI
Si apre la prima crisi politica vera in un partito, quello di Alternativa popolare, che, fino a poche settimane fa ha agito in consiglio comunale come un corpo unico, senza correnti. L’unico dissidente, infatti, l’assessore Lucio Nichinonni, ha dato le dimissioni il 7 novembre scorso, in polemica con l’aggressività con cui Bandecchi trattava le opposizioni. Una compattezza che, fra l’altro, ha permesso alla giunta Bandecchi di lavorare anche celermente e di mettere a segno i primi risultati a Terni, dalla cura del verde, alla gestione dei cantieri del Pnrr.
Invece, a poco più di otto mesi dalle elezioni, e dopo aver battuto a sorpresa il candidato del centrodestra, Orlando Masselli, con 54,62 per cento (ma solo il 43,3 per cento dei ternani era andato alle urne) Bandecchi sembra gettare la spugna. Anche se la questione è più complessa. In realtà Bandecchi potrebbe anche ritirare le dimissioni (che, fra l’altro, fino a ieri sera alle 19 non erano ancora state protocollate) entro il periodo indicato dalla legge, cioè nei prossimi venti giorni. È questo, probabilmente, il periodo temporale a cui fa riferimento in un passaggio del video. Ma in consiglio comunale c’è un’altra voce che gira. Quella che si tratti di una mossa in vista delle Europee, per le quali l’ex patron della Ternana conferma di restare in corsa. Uno stratagemma, insomma, con cui Bandecchi si assicurerebbe «venti giorni di campagna elettorale sui giornali», per poi fare dietrofront e tornare a pieno titolo sulla poltrona di sindaco. Si vedrà.
IL FLOP DEL CONGRESSO
C’è anche chi legge la scelta come un modo “alla Bandecchi” di far capire ai suoi che non lui non accetta né crisi né spaccature. E lo stesso vicesindaco Riccardo Corridore parla di «una decisione che covava da una decina di giorni». Il casus belli, quasi certamente, sarebbe stato il flop del congresso nazionale di Ap, che si è tenuto a Terni il 27 e 28 gennaio scorso, che avrebbe creato la prima vera spaccatura nel partito. Al congresso hanno partecipato meno persone del previsto, e, soprattutto, l’evento non ha avuto un peso politico nazionale, come probabilmente Bandecchi – e forse anche il presidente Paolo Alli – si sarebbero aspettati.
Il vicesindaco, che è candidato alla presidenza della Regione – e che è considerato il vero artefice della vittoria elettorale di Bandecchi alle amministrative del maggio dello scorso anno – avrebbe indicato come responsabili del flop il segretario provinciale e il coordinatore politico comunale del partito. I due invece hanno scaricato le responsabilità sul vicesindaco. Per questo martedì scorso c’è stato un incontro politico molto teso, la cui seconda puntata si sarebbe dovuta tenere ieri sera. Bandecchi avrebbe preso le parti del vicesindaco ma, probabilmente, non avrebbe apprezzato le tensioni interne ad Ap. C’è chi sostiene che, in una riunione, avrebbe sbottato dicendo «non sono un giardiniere». Probabilmente in riferimento al fatto che il maggior impegno della giunta Bandecchi si è concentrato nella cura del verde mentre il sindaco aspirava (ed aspira) a un maggior ruolo e peso politico. Anche a livello nazionale.