Scuola nelle carceri umbre: lezioni seguite dal 40% dei detenuti

Nei 4 istituti penitenziari funzionano corsi gestiti da Cpia di Perugia e Terni. A Spoleto operano Alberghiero De Carolis e Artistico Leonardi, nel Ternano coinvolto anche l'Ipsia Pertini

Scuola nelle carceri umbre: lezioni seguite dal 40% dei detenuti
di Remo Gasperini
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Venerdì 27 Ottobre 2023, 09:47

PERUGIA Il quarantatré per cento dei detenuti delle carceri umbre frequenta i corsi scolastici attivi nelle quattro strutture di Perugia, Spoleto, Terni e Orvieto. Secondo i dati pubblicati da Antigone, l’associazione che redige un rapporto annuale sulle condizioni di detenzione in Italia, sono 619 i sui 1.430 totali i detenuti che  frequentano la scuola che funziona negli istituti di pena come sezione carceraria di scuole esterne. In carcere insegnano docenti nominati come tutti gli altri dagli organi periferici del Ministero dell’Istruzione e i titoli di studio rilasciati sono legalmemte validi. I dirigenti delle sezioni carcerarie sono infatti i presidi di Cpia (Centro provinciale istruzione adulti) o istituti superiori delle città dove ha sede il carcere.                                                                                            PERUGIA E SPOLETO «Il Cpia 1 Perugia, Centro Provinciale Istruzione Adulti – spiega la dirigente scolastica Lucia Mastropierro, anche titolare al liceo Alessi di Perugia - svolge corsi presso la Casa Circondariale di Perugia Capanne (62 iscritti su 346 carcerati ndr) e la Casa di Reclusione di Spoleto ai corsi di scuola media inferiore (132 iscritti; altri 81 sono iscritti all’Alberghiero De Carolis e 70 all’Artistico Leonardi ndr) perché gli studenti possano raggiungere l’obiettivo dell’esame conclusivo del primo ciclo di istruzione. Inoltre eroga corsi per l’alfabetizzazione e l’apprendimento della lingua italiana e per il recupero delle competenze di scuola primaria, grazie al lavoro di maestri carcerari o, in caso di eventuale mancanza, di docenti in organico presso il Cpia. Il nostro Centro organizza percorsi di garanzia delle competenze, corsi di alfabetizzazione informatica, di storia dell’arte, di educazione finanziaria, se ci sono richieste e se è disponibile personale in organico. La richiesta di partecipazione ai corsi è significativa, per l’interesse che suscita l’offerta didattica, ma a causa delle condizioni particolari in cui si trovano i detenuti – che possono, ad esempio, essere trasferiti – alcuni non completano i percorsi. I docenti che insegnano nelle case circondariali operano con particolari motivazioni, come la professoressa Laura Bucciarelli, che ha sempre lavorato in un contesto carcerario. Credo che l’istruzione nelle carceri rappresenti un fondamentale aspetto nella vita dei detenuto; amplia la loro consapevolezza, crea un ponte con la società, restituisce senso profondo alla propria esistenza e ai rapporto con il mondo».                                                                                                       TERNI E ORVIETO Più nel dettaglio entra Fabrizio Canolla, dirigente dell’Istituto Omnicomprensivo Ipsia Pertini – Cpia Terni: «Nel carcere di Vocabolo Sabbione a Terni abbiamo circa 200 iscritti alla sezione dell’Ipisa con indirizzo “Manutenzione impianti elettrici civili e industriali”, nello stesso carcere abbiamo un centinaio iscritti al Cpia che seguono il corso d’Italiano per stranieri ed altri il corso per acquisire il diploma di terza media.

Addirittura Ci sono italiani che seguono corsi delle Primarie perché non ha nemmeno la quinta elementare. Per il carcere di Orvieto abbiamo una quarantina di studenti tutti iscritti al Cpia. L’anno scorso abbiamo avuto una trentina di diplomati alle superiori, mentre per la terza media ci sono 70-80 diplomati l’anno». Il preside Canolla ha progettato anche ad un allargamento dello offerta formativa: «Abbiamo chiesto all’Usr e alla Regione l’attivazione da settembre 2024 del corso Servizi culturali dello spettacolo».                                                                                               ORGANIZZAZIONE L’anno scolastico in carcere ha la durata di quello normale: l’orario delle lezioni è invece diverso e va dalle 13 alle 17 dal lunedì al venerdì. «I docenti incaricati espressamente per la sezione carceraria ricorda Canolla - sono venti, nove le pluriclassi divise e separate tra studenti carcerati di alta e media sicurezza. L’insegnamento per chi frequenta la scuola ma è sottoposto al 41 bis e non può usciere dalla cella avviene con carteggio tramite gli agenti carcerari. Non ci sono libri ma dispense fornite gratuitamente dalla scuola. «I docenti- spiega Canolla - entrano in servizio un quarto d’ora prima (12,45) ed escono un quarto d’ora dopo (17,15) perché c’è una procedura dettata dalla sicurezza da seguire prima di arrivare in aula e in uscita con passaggi al metal detector e vari cancelli. Un percorso, appunto, di circa 10-15 minuti.                                                                              I DETENUTI «I detenuti hanno un gran rispetto degli insegnanti e c’è un grande impegno da parte loro. Aggiungo che gli insegnanti che lavorano in carcere preferiscono questo incarico rispetto a quello nella scuola normale del mattino. Ma andiamo anche oltre il diploma – aggiunge Canolla - perché ho un docente che fa da trait-d’union con l’università; in questo caso gli esami svolti in video conferenza o talvolta la commissione va in carcere per la prova di esame. Il tasso di promozione è altissimo e viene fermato solo chi smette di frequentare. Curiosità: gli studenti promossi ricevono 150 euro provenienti alla dotazione economica del carcere». 

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