Sconcerto e indignazione a Orvieto per la morte di un uomo per malore in un bar. «Ho cercato un defibrillatore, ma non c'era»

Sconcerto e indignazione a Orvieto per la morte di un uomo per malore in un bar. «Ho cercato un defibrillatore, ma non c'era»
di Monica Riccio
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Giovedì 24 Febbraio 2022, 13:48

Sconcerto e indignazione a Orvieto dopo la morte di un uomo, avvenuta martedì mattina a causa di un malore improvviso che lo ha colto in un bar del centro storico. Sconcerto per come in pochi minuti l'uomo, che si trovava nel locale di via Garibaldi intento a ordinare un caffè, si sia improvvisamente accasciato a terra, indignazione per l'impossibilità di usare un defibrillatore portatile che, cercato nella vicina piazza, non era nella teca prevista.

«Lo conoscevo, era un cliente abituale – spiega il titolare del bar – stavamo parlando, ha ordinato un caffè, glielo stavo preparando quando l'ho visto cadere a terra.

Abbiamo chiamato subito i soccorsi e ho provato a effettuare un primo intervento poi è arrivato un medico chiamato da qualcuno che era nel bar e così ho pensato di prendere la bicicletta e andare a piazza della Repubblica in cerca del defibrillatore che pensavo fosse ancora lì. Ma la teca era vuota e così sono tornato al bar, i sanitari sono arrivati subito, hanno tentato di rianimarlo ma non è stato possibile.»

Una teca vuota è ciò che resta a Orvieto del progetto “Cittàcardioprotetta”. Nessuna delle undici postazioni installate nell'ambito del progetto curato fin dal 2005 dall'associazione “Amici del Cuore” è più funzionale: i defibrillatori non ci sono più, qualche teca è rimasta fissata, le colonnine, a quanto è dato sapere, sarebbero in qualche magazzino del comune in attesa di tempi migliori.

Eppure il progetto “Orvieto Cittàcardioprotetta” era un vanto per la città del Duomo, almeno fino al 2017 quando in pratica naufragò, se ne persero infatti le tracce dopo la firma di una convenzione con la quale il comune si prendeva carico della rete di defibrillatori che l'associazione “Amici del Cuore” aveva provveduto nel tempo a installare. La rete di cardioprotezione cittadina che contava anche circa 400 laici rianimatori formati è dunque ormai solo un ricordo sbiadito. Nello sport le cose vanno meglio. L’obbligo di presenza dei defibrillatori per le società e associazioni sportive è già in vigore infatti da alcuni anni grazie all'attuazione del Decreto Balduzzi, che dal 1° luglio 2017 ha imposto l'obbligo del defibrillatore e di personale formato al primo soccorso per tutte le società sportive, professionistiche e dilettantistiche. La vicenda ha riportato a galla la necessità di una rete cittadina di cardioprotezione, fatta di apparecchi, di manutenzione e di persone formate.

Tema sostenuto anche dal consigliere regionale Thomas De Luca (M5S) che proprio nei giorni scorsi si è visto bocciare in commissione un proprio emendamento in fase di approvazione del nuovo Testo Unico sul commercio. L'emendamento in questione, tra le altre proposte, prevedeva l'utilizzo dei proventi derivanti dall'applicazione dell'onere aggiuntivo da applicarsi alle aree commerciali oltre a quello di urbanizzazione primaria, per intervenire in tutti quei territori con distanza maggiore di venti minuti da un ospedale, e realizzare una rete di cardioprotezione. «Sono anni che mi batto per la realizzazione di un sistema di cardioprotezione – spiega il consigliere De Luca – a questo punto serve la volontà politica di creare uno stanziamento di risorse da destinare in bilancio per la realizzazione di un Piano regionale di cardioprotezione in Umbria».

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