Orvieto, malore fatale in un bar del centro storico per un uomo, vuoto il totem del defibrillatore

Orvieto, malore fatale in un bar del centro storico per un uomo, vuoto il totem del defibrillatore
di Monica Riccio
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Mercoledì 23 Febbraio 2022, 15:09

Una piccola pausa, un caffè tra amici in un giorno qualunque, in un bar del centro storico di Orvieto, a due passi da piazza della Repubblica. All'improvviso tutto scompare lasciando solo dolore e sconcerto. E' accaduto ieri, martedì 22 febbraio, in un bar sulla centralissima via Garibaldi, nel salotto buono di Orvieto, un uomo è lì con altre persone, ha ordinato un caffè al banco, ma all'improvviso si accascia a terra, ha un malore.

Sono attimi concitati, chi c'era racconta di una chiamata disperata al 118, e nel frattempo, le prime altrettanto disperate manovre tentate prima dal gestore del bar e poi da un medico chiamato da qualcuno. Tutto inutile. Inutile come la ricerca di un defibrillatore portatile, in un centro storico, quello di Orvieto che una volta ne aveva 11 installati nelle rispettive colonnine, tutti funzionanti, pronti, carichi, funzionali, in attesa di poter tentare di salvare una vita.

C'era una volta il progetto “Orvieto Cittàcardioprotetta” e ora non c'è più. Proprio come il cittadino orvietano. C'era una volta l'associazione “Amici del Cuore” nata nel 1992 per volontà di un gruppo di infermieri e di medici di quella che allora era la Cardiologia dell'Ospedale di Orvieto. Dall'intuizione dell'allora primario dottor Giampiero Giordano, l'associazione divenne sempre più operativa, e nel 2005 nacque “Orvieto Cittàcardioprotetta”, un progetto che riuscì a donare alla città di Orvieto 11 defibrillatori automatici portatili, custoditi in teche facilmente accessibili collocate nei punti strategici della città. Ma non solo. Furono formati oltre 400 rianimatori laici, cioè non medici, preparati a mettere in atto le procedure salvavita di base.

Da quella esperienza arrivarono defibrillatori ovunque, dove c'era sport, commercio, uffici pubblici e privati.

Praticamente un lontano ricordo. I totem con il tempo cominciarono a richiedere sempre maggiore cura, fu così che nel luglio 2017 fu firmata una convenzione tra il Comune di Orvieto e l’associazione che prevedeva la presa in carico da parte del comune dei defibrillatori installati. Alcuni furono ritirati per essere sostituiti. E oggi? Oggi il progetto “Orvieto Cittàcardioprotetta” è solo un ricordo, un bel ricordo che portò il nome di Orvieto ovunque in Italia, anche grazie alla Cestistica Azzurra, primo team di basket femminile completamente formato da laici rianimatori.

Nel dicembre 2013 fu addirittura rubato il defibrillatore posizionato in piazza Duomo, poi atti vandalici presero di mira quello di via Roma, insomma il progetto, le teche, le colonnine, i defibrillatori stessi non trovarono mai né pace, né cura.

Oggi in città si piange un uomo ucciso da un malore. Nessuno potrà mai dire che il tempestivo uso di un defibrillatore portatile avrebbe potuto fare la differenza in quegli attimi di disperata corsa contro il tempo. Quel che è certo è che quello che era prima un sogno e che poi è diventata una realtà conosciuta e anche imitata in tutta Italia, oggi è solo un ricordo sbiadito. «Un ultimo caffè, ci ha lasciato colto da un malore un amico – scrive Gianni Pietro Mencarelli di Cittadinanzattiva - a nulla sono valsi i tentativi di rianimazione. Certo che, se si fosse potuto usare un defibrillatore, chissà – ipotizza». Ma il defibrillatore non si è potuto usare. Forse non sarebbe servito, forse non avrebbe dato altro che una vana speranza. Ma forse avrebbe invece potuto fare la differenza

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