Terni, parla il responsabile Asl 1 per il randagismo:
«Punito perchè ho scoperto il business dei canili»

Terni, parla il responsabile Asl 1 per il randagismo: «Punito perchè ho scoperto il business dei canili»
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 1 Novembre 2018, 17:43 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 20:24

TERNI La feroce polemica si consuma all'ombra dei canili. Da una parte c'è Samuele Tognarini, responsabile del randagismo della Usl, da tempo impegnato con i Nas, leggi alla mano, a fare le pulci alla gestione dei cani. Dall'altra c'è un anonimo che si arma di penna e mette nero su bianco una denuncia pesantissima nei suoi confronti inviandola ai Nas, al ministero della Salute e alla procura. Il direttore generale del ministero si affretta a girare tutto alla regione e alla direzione Usl sollecitando accertamenti. Sotto accusa i controlli fatti dal dirigente e dai Nas in alcuni ambulatori veterinari ternani. «La scelta delle strutture non è casuale - scrive l'anonimo - gli ambulatori controllati sono riconducibili a veterinari che hanno avuto dissapori con Tognarini e sono stati utilizzati per colpire ben determinati colleghi». Si parla di «polemiche sulla gestione dei canili che sta portando il sistema al collasso. Il sistema gestito da Tognarini - si legge - è personalistico e clientelare, come dimostrano il sequestro dei 17 cuccioli fatto dalla polizia stradale di Orvieto, i cui cuccioli sono stati affidati a famiglie di amici e parenti del dottore, e i controlli di ambulatori veterinari che si sono opposti a questo sistema corrotto e hanno sempre agito per il bene dei cani con le associazioni di volontariato». Per l'anonimo «Tognarini ha preso in giro il sistema, le forze dell'ordine e ha utilizzato il Nas per colpire chi ha osato mettersi contro di lui. Ogni suo abuso è impunito e lui continua a millantare rapporti con magistrati e forze dell'ordine, rapporti con esponenti del pd e col direttore generale della Usl che lo protegge e gli consente di fare il bello e il cattivo tempo». Il dottor Tognarini si dice «sconcertato del fatto che il Ministero dia credibilità a un esposto anonimo che scredita il suo organo tecnico, i Nas. Mi si accusa di essere a capo di un sistema solo perché svolgo l'incarico di responsabile randagismo nel rispetto delle leggi. Se questo sistema non piace - dice - è segno che si vuole ambire all'illegalità. Io non sarò complice di un sistema illegale, applico la legge che tutela il benessere degli animali e prima ancora la salute pubblica. L'adozione di cani raccattati da chiunque può portare a casi di zoonosi anche mortali». Il dirigente racconta di «essere stato minacciato di morte» e di averlo «denunciato ad aprile ai carabinieri insieme a una denuncia sulle movimentazioni sospette di cani fornendo le prove. Ho invaso la procura di denunce contro chi non rispetta la legge e mi diffama». Samuele Tognarini è un fiume in piena: «La presidente di un'associazione animalista mi dice che per il suo canile servono i soldi e lei non è ricca, ma indossa una borsa di Louis Vuitton da 1300 euro. Sarà falsa la borsa?». Il dirigente chiede un incontro col Ministro degli interni, Salvini: «Gli mostrerò il mio archivio personale di oltre 850 pagine, che ho acquisito in un anno di lavoro, su tutte le persone coinvolte nel business del randagismo in Umbria a tutti i livelli».
 

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