Le indagini dei Nas sui canili,
la sindaca di Montefranco, Tacalozzi:
«Cani, adozioni al rallentatore per fare cassa»

Le indagini dei Nas sui canili, la sindaca di Montefranco, Tacalozzi: «Cani, adozioni al rallentatore per fare cassa»
di Nicoletta Gigli
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Giovedì 25 Ottobre 2018, 19:46 - Ultimo aggiornamento: 19:50
TERNI «Il Comune di Montefranco ha intenzione di continuare con le adozioni internazionali dei cani da parte di privati cittadini. Nel rispetto della legge visto che la sentenza del Consiglio di stato non ha disposto la loro sospensione ma ha solo chiesto all'associazione Animalia Amo International convenzionata con noi di iscriversi nel registro del volontariato della Regione Umbria. Nulla di più». Il sindaco, Rachele Taccalozzi, non intende fare passi indietro rispetto alle decisioni che prese quattro anni fa, nel momento in cui si insediò alla guida del Comune di Montefranco. Anzi, è sempre più convinta che la guerra di chi si oppone alle adozioni dei cani in Germania sia legata solo ai guadagni che si fanno grazie ai randagi.
«Aprire un canile è come aprire una cassaforte - dice il sindaco. Un cane in canile è un assegno da 1500 euro l'anno - aggiunge - e se non cambia la legge i cani sono destinati a nascere e morire dentro le gabbie di un canile. Quella in corso da tempo è una caccia alle streghe, portata avanti solo per impedire che i cani escano dalle strutture». La Taccalozzi, conti alla mano, parla dei consistenti risparmi fatti dall'amministrazione comunale per il mantenimento e l'ospitalità dei cani. Quelli del Comune di Montefranco sono accolti nella pensione privata che si trova a San Gemini: «Nel 2014 il Comune di Montefranco spendeva 60mila euro per mantenere 41 cani, la gran parte dei quali furono catturati tra il 2008 e il 2009, a 40 giorni di vita. Cucciolate rimaste rinchiuse in canile per anni. Oggi, grazie alle adozioni internazionali, spendiamo solo 15mila euro per gli 11 cani rimasti nella pensione di San Gemini a carico del nostro Comune». Per il sindaco «è evidente che i canili privati che ospitano gli animali a spese dei Comuni non hanno interesse a far uscire gli animali. Nonostante sembra che nella pensione di San Gemini presti opera un'associazione di volontariato - dice - in tutti questi anni non è mai stato adottato un solo cane. Ne sa qualcosa un ragazzo che è stato costretto ad andare in canile per quattro volte prima di riuscire a portarsi via il randagio che voleva adottare».
Il Comune di Montefranco di adozioni in Germania attraverso l'associazione Animalia Amo ne ha fatte 9. Altre 23 le adozioni fatte direttamente dal Comune a privati, molti dei quali tedeschi. «Sono andata in Germania casa per casa a vedere i cani - dice la Taccalozzi - ho pagato il viaggio di tasca mia e non ho mai dato un euro all'associazione. L'unico contributo è stato concesso a due tedeschi venuti qui di persona a prendere i cani che avevano adottato».
Una presa di posizione che giunge in un momento delicato per chi si occupa di randagi ma soprattutto per chi, come i Comuni, spende una fortuna per il loro mantenimento. In questi giorni quello di Terni sta valutando come procedere per sanare le irregolarità strutturali riscontrate dai militari del Nas e dai veterinari della Usl Umbria2 nel canile comunale Lai di Monte Argento, che hanno portato al sequestro amministrativo della struttura. Alla Usl intanto proseguono i controlli sulle strutture fantasma che, stando ai dati inseriti nell'anagrafe canina regionale, ospiterebbero più di 500 cani.
 
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