Bisogna tornare indietro per capire una vicenda più che complessa. L’amministrazione comunale ha bandito una progressione verticale (cioè un concorso interno) per istruttore direttivo della comunicazione, categoria D. Alla fine c’è un vincitore. Ma chi arriva dietro rifà i conti, mostra i muscoli, dice che i conti sui suoi titoli sono sbagliati e che doveva vincere. Il muscolo mostrato diventa ricorso al Tar che arriva a palazzo dei Priori, viene protocollato e arriva anche sul tavolo degli altri concorrenti. Poi la prima virata: c’è una conciliazione all’ufficio provinciale del lavoro. Rifatti i conti, chi ha alzato la voce viene riconosciuto con più punti e viene messo sul primi gradino del podio. Ma l’altro vincitore non scende.
Vista la situazione c’è chi persegue la stessa strada. E nel ricorso dice più o meno così: sono l’unico con il titolo per quel concorso che va annullato. L’affondo sembra devastante, ma la ruota gira ancora una volta sul fronte della conciliazione. Anche il secondo ricorrente sorride: e arriva sul primo gradino del podio in cui, a quel punto, si stringono in tre. Vuol dire che il Comune spende per tre al posto di uno? Ancora no perché, con il blocco degli scatti fino al 2014, il riconoscimento è solo giuridico. Ma tutti, in attesa, vissero felici e contenti.
Fino a quando una ventina di dipendenti idonei ma fuori dal podio hanno scritto al sindaco, alla commissione controllo e garanzia e all’assessore al personale chiedendo chiarimenti. Il caso ieri mattina alla riunione della Rsu, il sindacato interno. Tanto è bastato per riaccendere la sfida. «Perché -spiegano i dipendenti- è stata adottata un procedura irregolare (il concorso deciso con la conciliazione all’ufficio provinciale del lavoro invece che con il ricorso al Tar, ndr) che ha inficiato l’eventuale ricorso dei rimanenti ricorrenti». Che protestano anche per un altro fatto: hanno saputo come era andata a finire la vicenda dei ricorsi soltanto leggendo i giornali, ma non da comunicazioni ufficiali dell’amministrazione comunale. I dipendenti beffati vogliono «comprendere quali ragioni di opportunità abbiano guidato il comportamento dell’Amministrazione in favore di alcuni soggetti a scapito di degli altri concorrenti idonei e in tal modo esclusi dalla possibilità di avvalersi parimenti dell’istituto della conciliazione». Sul caso gli autonomi del Diccap chiederanno che sia presente all' audizione in commissione anche il sindacato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA