PERUGIA - Condizioni di salute che impediscono il reato, le «condotte estorsive» messe in atto dai ragazzini, convizioni sbagliate sulla loro età. Sono questi alcuni dei motivi su cui la difesa di Vincenzo Esposito, il prete di San Feliciano in carcere da settimane con l'accusa di prostituzione minorile aggravata, chiede gli arresti domiciliari nella casa del 63enne sulle rive del Trasimeno.
L'avvocato Renato Vazzana ha infatti predisposto la richiesta di «una misura diversa e meno afflittiva della custodia cautelare in carcere con l'applicazione del braccialetto elettronico e privazione di ogni strumento elettronico, ovvero il collocamento in altra struttura ove lo stesso possa essere privato di qualunque mezzo astrattamente idoneo alla reiterazione delle condotte contestate».
Condotte che comunque la difesa è già pronta a smontare, affermando non solo come le condizioni di salute del prete costituiscano un impedimento alla realizzazione del reato, ma puntando soprattutto alle minacce di denuncia portate avanti da uno dei ragazzini di Termini Imerese con i quali – è l'accusa – il prete avrebbe intrattenuto videochiamate a sfondo sessuale. «Mi mandi 50 euro che non denuncio nessuno», è una delle telefonate che il legale riporta a sostegno della propria tesi.