«Sono finito in Rianimazione per il Propofol, il medicinale che ha ucciso Michael Jackson»

L'ospedale di Perugia
di Egle Priolo
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Domenica 6 Giugno 2021, 10:23 - Ultimo aggiornamento: 19:35

PERUGIA - È finito in Rianimazione dopo una crisi respiratoria durante un'endoscopia. A cui è seguita anche una polmonite. Tutto per colpa di un utilizzo non corretto del Propofol, un farmaco ipnotico noto purtroppo per due decessi nell'ospedale di Montichiari e considerato tra le cause di morte di Michael Jackson.

È quello che sostiene il cinquantenne che ha denunciato ai carabinieri del Nas un medico gastroenterologo del Santa Maria della misericordia, chiedendo i danni per quanto subito a seguito della somministrazione del controverso medicinale. Secondo la denuncia dell'uomo, a cui è seguito già il sequestro delle cartelle cliniche da parte dei militari, prima di tutto la somministrazione è avvenuta senza che il paziente avesse prestato il suo consenso informato e in una situazione in cui era necessaria la presenza di un anestesista (o comunque il rispetto di protocolli stabiliti, senza allontanarsi dallo «standard of care» del caso), come ricordano le linee guida delle Società Anestesiologiche allegate all'esposto che ribadirebbero la «caratteristica del Propofol di indurre livelli di sedazione profonda tali da inficiare la protezione delle vie aeree, con conseguente necessità di raggiungere livelli avanzati di competenza rianimatoria».
Il cinquantenne ha spiegato ai carabinieri che si stanno occupando delle indagini come sia stato sottoposto a questa endoscopia rettale in seguito a delle complicazioni dovute a un primo intervento. E come nel corso dell'esame endoscopico si è verificata una «desaturazione importante» (quindi un livello di ossigeno del sangue molto basso) per cui il gastroenterologo è stato «costretto a interrompere la procedura e ad attivare il servizio di rianimazione interna». E l'uomo è rimasto ricoverato in quel reparto qualche giorno, prima di essere trasferito in Chirurgia d'urgenza, dove è stata ricontrata la polmonite «che ritengo sia stata causata dall'utilizzo del medicinale Propofol senza aver preventivamente eseguito le attività preparatorie finalizzate ad evitare l'ingresso dei succhi biliari all'interno dei polmoni».

Tanto da «aver rischiato la vita» per quella «polmonite ab ingestis, con resti di cibo nei polmoni». Una serie di motivi a cui l'uomo, attualmente ancora in convalescenza (i fatti sono relativi alla fine dello scorso mese di maggio), aggiunge anche il suo stato di paziente «con malattia grave con modica limitazione», come risulta anche dalla diversa documentazione medica e dai referti degli esami a cui è stato sottoposto allegati alla denuncia. Il cinquantenne quindi ipotizza una correlazione tra la somministrazione di Propofol e la sua condizione, alla luce anche del fatto che, inoltre, non è stato riportato sulla cartella clinica il dosaggio somministrato, insieme al Midazolam. Tra i dubbi esposti dall'uomo anche se i vertici dell’Azienda ospedaliera fossero a conoscenza del fatto che la procedura non sarebbe stata rispettata e se, nonostante questo, l’abbiano approvata lo stesso, chiedendosi infine se ci siano stati altri casi in passato. Facendo tornare alla mente non solo le denunce della famiglia del re del pop contro il medico che lo aveva in cura e gli avrebbe causato proprio un'overdose di Propofol, ma soprattutto il processo - ancora in corso - nel confronti di un primario dell'ospedale di Montichiari, nel Bresciano, per i due decessi avvenuti durante il primo lockdown. Dovranno essere ora gli investigatori a fare luce su quanto successo e accertare eventuali responsabilità del professionista e dell'ospedale.

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