Perugia, multa “fatta a occhio”
il Comune condannato a pagare

Perugia, multa “fatta a occhio” il Comune condannato a pagare
di Egle Priolo
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Venerdì 10 Ottobre 2014, 12:28
PERUGIA - Cinque anni di battaglia per una multa. Eccesso di velocità ha scritto sul verbale la municipale. Andavo piano e loro non avevano neanche l'autovelox, contesta l'automobilista.

Fede privilegiata, spiega il giudice di pace che boccia il ricorso e dà ragione ai vigili. Sanzione “soggettiva”, chiude il tribunale che condanna il Comune a versare sul conto corrente del multato 500 euro che si gonfiano fino a 662,34 di soldi pubblici. Sembra un paradosso, ma invece è la storia che inizia nell'estate 2009 con una paletta alzata davanti al cimitero di Villa Pitignano.

Nell'auto ci sono quattro amici che tornano da una festa. Sono le due e venti di notte e la strada è libera. La polizia municipale fa segno di accostare, chiede documenti e libretto e dopo le domande di rito il responso è eccesso di velocità. Circa 100 euro di multa, visto anche il centro abitato, e qualche punto sulla patente da salutare. Ma l'automobilista non ci sta. Fa ricorso davanti al giudice di pace e porta anche i testimoni: non correvo e i vigili non avevano l'autovelox, c'è una sentenza della Cassazione che mi dà ragione. Si difende da solo all'inizio, pensa di potercela fare. «Ma poi i rinvii - racconta oggi - si fanno troppi e troppo lunghi. Per arrivare alla sentenza c'è da sudare e mi faccio assistere dall'(allora) avvocato Luigi Sconocchia Silvestri». La difesa del multato è chiara: non correvo, ho i testimoni e i vigili nessuna prova del contrario. Ma il giudice di pace boccia il ricorso (intanto sono passati due anni dalla multa) e l'automobilista a questo punto va avanti per principio. E fa ricorso contro la sentenza: con il giudice Fabrizio Pieschi che, a maggio di quest'anno, gli dà ragione, contesta in toto la decisione precedente e condanna il Comune a pagare. Pieschi, infatti, sottolinea come «l'inadeguatezza della velocità» accertata dai vigili «non è già un dato oggettivo, bensì la risultante di una percezione sensoriale. L'accertatore era tenuto a fornire prova di tale eccesso, citando le circostanze e gli elementi che lo avevano portato a stabilire l'inadeguatezza. In tema di sanzioni amministrative è infatti la pubblica amministrazione che ha l'onere di provare l'infrazione». Pieschi bacchetta così il giudice di pace anche per il tentativo di invertire l'onere della prova. Alla fine il Comune è battuto ed è necessaria una determina dirigenziale (la 109 del 9 settembre) per finanziare il bonifico al multato vincente. «Ho vinto - chiude - ma è incredibile dover aspettare 5 anni per avere ragione, tra spese e continui rinvii»
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