«Caso Narducci, i danni per i depistaggi
alla squadra anti Mostro di Firenze»

«Caso Narducci, i danni per i depistaggi alla squadra anti Mostro di Firenze»
di Egle Priolo
2 Minuti di Lettura
Martedì 8 Aprile 2014, 21:57 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 17:09
PERUGIA - Anni di indagini, procure contro, una famiglia a gestire dolore e tribunali e lo strano caso del dottor Francesco Narducci che si avvia allo scontro finale.

Non luogo a procedere datato 2010 per la presunta associazione che avrebbe architettato lo scambio di cadavere del medico scomparso nel Trasimeno nell’ottobre 1985 per nascondere i legami con gli omicidi del Mostro di Firenze. E la Cassazione ha seppellito definitivamente «il programma criminoso inconsistente» ma ha lasciato in vita alcuni reati fine dell’associazione: violenza, minacce a pubblico ufficiale, calunnia, diffamazione, interruzione di pubblico servizio, fino al favoreggiamento per l’associazione che non c’è.



Un groviglio che toccherà al giudice Carla Maria Giangamboni scremare e districare nel procedimento a carico dell’avvocato Alfredo Brizioli, dell’ex questore Francesco Trio, del giornalista Mario Spezi, del muratore Luigi Ruocco, dell’ex ispettore Ferdinando Zaccaria e di Emma Magara, la donna di servizio della casa al Trasimeno di Narducci accusata di aver mentito sulla lettera d’addio del medico.



E se per tutti la prescrizione decapiterà lo stesso rinvio a giudizio, per l’avvocato, amico e «difensore della memoria di Francesco» il processo andrà avanti fino in fondo: Brizioli, infatti, ha rinunciato alla prescrizione ed è chiamato a rispondere di tutti i capi di imputazione in quella che il pm Giuliano Mignini definì la vicenda «più complessa, più dirompente, più tormentata che la cronaca giudiziaria perugina ricordi». Brizioli, secondo la procura (il pm in aula era Massimo Casucci, ma il fascicolo ancora non è stato assegnato), avrebbe anche provato a costringere con le minacce il medico legale Gabriella Carlesi «a redigere una consulenza falsa» sulla morte del dottore.



L’avvocato, invece, da sempre contesta le accuse che spiega come «un’iniziativa ritorsiva per essermi opposto alle indagini. Per questo ho rinunciato alla prescrizione: voglio andare avanti e voglio che non ci sia alcun dubbio sulla mia professionalità». Intanto ieri, nonostante venga contestata anche a Brizioli l'interruzione di pubblico servizio, l’avvocato Francesco Crisi, che difende il Gides, la squadra anti mostro del super poliziotto Michele Giuttari, ha chiesto e ottenuto la costituzione di parte civile ma solo nei confronti di Trio e Spezi per i presunti tentativi di paralizzarne l’attività.
© RIPRODUZIONE RISERVATA