Perugia, l'allarme di don Marco Briziarelli: «La crisi frena anche gli aiuti alla Caritas»

Don Marco Briziarelli (in primo piano) con Paolo Rellini
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Domenica 10 Settembre 2023, 08:34

«Cosa mi preoccupa di più la mattina quando apro il nostro ufficio? Rispondere alla disperazione delle gente. Accoglierli, farli sentire aiutate, fare in modo che la loro rabbia venga compresa. È difficile spiegare a chi ti dice che lavorando in due dieci ore al giorno e non sanno cosa dire ai figli perché non ce la fanno ad arrivare a fine mese. Si settembre sarà un mese molto difficile anche per noi». Noi è la Caritas diocesana di cui don Marco Briziarelli è il direttore. Quella parole sono arrivate venerdì sera durante il meeting di Progetto Perugia che in questi giorni(chiusura stamattina in piazza della Repubblica alle 10,30) ha spiegato attività di quattro anni e guardato al futuro con Perugia al centro dell’Umbria.
Briziarelli ha parlato durante il confronto sul tema “Le sfide del welfare oggi per la comunità di domani” organizzato dall’assessore ai Servizi Sociali, Edi Cicchi.
Quella rabbia e disperazione di cui ha detto il direttore delle Caritas ha una strutturazione chiara perché anche per chi aiuta gli altri l’orizzonte si restringe. Ancora Briziarelli: «Le richieste di aiuto crescono, le risorse diminuiscono». Per esempio preoccupa, il fatto che anche i mecenati e i benefattori, che sono anche le famiglie della media borghesia perugina, possono finire in affanno. «Non so fino a quando- ha detto Briziarelli- riusciremo ad aiutare tutti. Certo, lo faremo, ma la situazione è sempre più complessa. Pensate che tra libri e trasporto scolastico una famiglia rischia di dover tira fuori anche 800 euro. Capite perché dico che settembre è uno snodo che valutiamo critico e molto importante».
I NUMERI
Le parole sono chiare. I numeri ancora di più Il Covid ha tracciato una linea tra un prima strutturato sul fronte delle povertà e un dopo liquido e in continua evoluzione. Nel 2020 gli interventi di Caritas in un anno erano 30mila, oggi 74mila. Prima del Covid venivano assistite stabilmente 1800 famiglie, oggi tremila. Ancora Briziarelli: «Con il Covid non c’è più una povertà stabile, ma tante povertà: da quella abitativa, a quella scolastica a quella solidale. Abbiamo distribuito anche aiuti per due milioni. La preoccupazione è che una soglia così alta si possa assottigliare. Pensate che nei punti ristoro vengono distribuiti duecento pasti al giorno. Negli empori della solidarietà sono 1900 le famiglie che vengono a fare la spesa». Numeri che fanno capire che dietro l’angolo non c’è una soluzione facile, ma un’altra serie di problemi da affrontare. Come ogni mattina quando la rabbia di chi si fa in quattro e non arriva è difficile da far sbollire».
Al confronto sul welfare hanno partecipato, tra gli altri Francesca Duranti(assistente sociale), Paolo Moroni (famiglie numerose), il medico Tiziano Scarponi, Paolo Rellini di Regusto, Lorenzo Mariano direttore di Confcooperative e le conclusioni sono state tirate dalla sociologa dell’università di Perugia, Rosita Garzi.

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