Omicidio a Perugia, il killer ai carabinieri:
«Lo odiavo da tempo»

Omicidio a Perugia, il killer ai carabinieri: «Lo odiavo da tempo»
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Giovedì 27 Febbraio 2014, 15:44 - Ultimo aggiornamento: 16:59

PERUGIA - Mi tormentava. Ci sarebbero rancore e odio covati nel tempo dall'albanese che ha accoltellato il tunisino mercoled sera nella sala comune dello spazio di accoglienza notturna in via Romana, zona Pallotta.

Una situazione di forte tensione, avvertuta soprattutto da Edmont Kuci (51 anni) nei confronti di Lassed Gouma, 44 anni tunisino, che andava avanti da mesi, nata e cresciuta all'interno di una situazione che parla di frequentazioni comuni e stesso luogo (il dormitorio comunale) in cui si incontravano spesso da tempo. Situazione che, ha raccontato l'accoltellatore albanese ai carabinieri, avrebbe toccato anche apprezzamenti sulla figlia residente al nord Italia.

Testimoni minacciati. All'omicidio di Lassad Gouma hanno assistito tre testimoni. In base alla ricostruzione fornita dagli investigatori nel corso di una conferenza stampa, Kuci ha impugnato un coltello da macellaio con la lama lunga 20 centimetri e ha aggredito il nordafricano che in quel momento si stava preparando una camomilla nella sala ristoro di quello che tecnicamente è uno spazio di accoglienza notturna (gestito da una cooperativa mette a disposizione 15 posti letto a senza fissa dimora). I tre testimoni, due operatori e un altro ospite, avrebbero raccontato ai carabinieri di essere stati minacciati dall'omicida di non muoversi e chiamare i soccorsi finché lui non se ne fosse andato.

La coltellata. Secondo i primi rilievi medico legali avrebbe reciso l'aorta al tunisino, morto nonostante il tentativo di soccorso da parte del 118. L'aggressore prima di fuggire ha minacciato i presenti di non avvicinarsi, è salito in camera a prendere i suoi effetti personali ed ha abbandonato dalla struttura. I carabinieri lo hanno quindi bloccato nella zona della stazione di Fontivegge. Individuandolo anche grazie a uno zainetto rossonero del Milan che aveva con sè. Accertamenti sono ancora in corso sulla provenienza del coltello, trovato in un giardino poco lontano dalla struttura di accoglienza. Dall'indagine è emerso che l'albanese, senza un lavoro stabile, si arrangiava con lavoretti nell'edilizia e come giardiniere. È risultato con problemi di alcolismo. Il tunisino invece aveva collezionato piccoli precedenti per spaccio, reati contro il patrimonio e occupazione abusiva di immobili. Recentemente - è stato spiegato - era stato destinatario di un provvedimento di espulsione al quale però non aveva ottemperato.

Latitante per 50 minuti. «Proprio come per quanto riguarda la violenta rapina ai danni della tabaccheria Marchei, anche in questo caso siamo riusciti grazie alla rete di presenza dei carabinieri sul territorio e a un dispositivo di prevenzione che sta funzionando bene» dice il colonnello Angelo Cuneo, comandante provinciale dell'Arma. Di fatto, l'albanese è stato latitante per nemmeno un'ora. «Cinquanta minuti per l'esattezza» confermano il maggiore Giovanni Cuccurullo, comandante della compagnia di Perugia, e i militari della stazione Fortebraccio che materialmente hanno arrestato l'uomo. Questo anche grazie alla velocissima opera di ricerca negli archivi e invio della foto del ricercato via mail a tutti i cellulari di servizio dei carabinieri perugini in quel momento in servizio fatto dai colleghi presenti in quel momento in sala operativa.

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