PERUGIA - Una compressione di «modesta entità», con la lesione a quei cinque millimetri di glomo carotideo che hanno provocato una scarsa fuoriuscita di sangue. Gli effetti già «potenzialmente» letali dell'abuso di cocaina, nessun segno di soffocamento risultante neanche dagli esami istologici e ferite, oltre ad alcune strisciate sul collo, unicamente da attacco. In un'ora di esposizione e un'altra di risposte alle domande di procuratore generale, parte civile e difesa, i professori Vittorio Fineschi e Aniello Maiese hanno ribadito davanti al giudice Piercarlo Frabotta i risultati della loro perizia sulla morte di Samuele De Paoli.
Morte avvenuta nell'aprile del 2021 e per cui è accusata di omicidio preterintenzionale la 45enne brasiliana Hudson Pinheiro Reis Duarte, transessuale nota come Patrizia, dopo l'avocazione delle indagini del procuratore generale Sergio Sottani, che a novembre ha cancellato con un colpo di spugna la richiesta di archiviazione avanzata dal procuratore Raffaele Cantone. Il pg, infatti, ha deciso di voler approfondire le cause del decesso del 24enne, scegliendo di scandagliare ulteriormente la dinamica dei fatti (la lite, la lotta, la morte di Samuele fino al ritrovamento del suo cadavere in un fosso a Sant'Andrea delle Fratte) per non lasciare spazio ad alcun dubbio. Cercando conferma o smentita anche dell'ipotesi che Patrizia avesse altre possibilità per scappare dall'aggressione di Samuele senza quella stretta al collo che ha causato la morte del giovane. La famiglia di Samuele, con momenti di grossa tensione dentro e fuori dall'aula, assistita dall'avvocato Marilena Mecchi ha riproposto l'ipotesi che nel decesso del 24enne siano intervenute altre persone, ma questo eventuale accertamento andrà affrontato in altra sede.
Resta comunque il dubbio sulla versione fornita da Patrizia sulla furibonda lite avvenuta prima dentro e poi fuori la macchina, dove lei avrebbe lasciato Samuele ancora in vita ma chiedendole aiuto, da cui l'accusa di omissione di soccorso.