Luca Barbarossa «Con Mannarino
e Sparagna riscoprendo la romanità»

Luca Barbarossa «Con Mannarino e Sparagna riscoprendo la romanità»
di Michele Bellucci e Italo Carmignani
3 Minuti di Lettura
Venerdì 16 Marzo 2018, 12:56
Salirà domani sul palco dell'Auditorium San Domenico di Foligno uno dei protagonisti dell'ultimo Festival di Sanremo, Luca Barbarossa (inizio alle 21.15). Il tour teatrale di "Roma è de tutti" fa tappa in Umbria grazie ad Athanor Eventi, con il secondo concerto di questa attesa tournée teatrale. La location si presta perfettamente per un live intimo e raccolto, nel quale oltre ai brani del nuovo album e una rilettura acustica del repertorio storico, l'artista racconterà scorci di vita e storie di romanità con la consueta ironia.

Luca Barbarossa, con quale stato d'animo arriverà a Foligno?
Non vedo l'ora di suonare in questo luogo che mi hanno detto essere bellissimo, anche perché sarà la seconda tappa di un viaggio che affronto con grande entusiasmo. Ci sono tanti elementi di novità in questo tour, del resto non posso farne a meno…

In che senso?
Io devo sempre fare cose che non ho mai fatto prima altrimenti non mi diverto. Era una novità il tour con Neri Marcorè, lo è stato fare la trasmissione Radio 2 Social Club e adesso è una novità questo spettacolo. 

Può anticiparci qualcosa?
Beh, ritengo sia un atto di coraggio di proporre il nuovo disco per intero. Lo suonerò raccontando usi e costumi di Roma, sempre con leggerezza anche se si toccano temi importanti. Questo nella prima parte del concerto, con una rappresentazione quasi cinematografica delle nuove canzoni. Del resto è un disco al quale tengo molto.

Ha dichiarato che "mai lavoro è stato più ispirato di questo", perché?
Beh, dietro un disco c'è sempre un grande lavoro, quotidiano e di ricerca, che accompagna l'ispirazione. In questo caso, mentre come dicono gli americani di solito c'è un 20% di ispirazione e un 80% di traspirazione, intesa come sudore, qui si sono invertite le percentuali. Credo che il valore aggiunto lo diano il dialetto e quelle storie che in fondo ognuno si porta dietro da sempre. Scrivendolo ho avuto la sensazione di non essere da solo, come se a parlare fossero le generazioni precedenti. Mi sono divertito molto a farlo, anche perché l'ironia romana permette di sorridere delle nostre abitudini e difetti. 

Il suo è un album decisamente artigianale...
Confermo, sono un artigiano totale! Mi devi immaginare sotto una quercia a casa mia al Circeo con la chitarra e un bicchiere di vino. Ho passato molto tempo a scrivere e divertirmi, con la voglia di condividerlo subito con amici come Ambrogio Sparagna e Alessandro Mannarino, che in quei giorni si trovavano nei paraggi. 

Può dirci di più?
Ci siamo divertiti a pranzare insieme bevendo un goccetto e ognuno faceva ascoltare agli altri il frutto del proprio lavoro. In pratica tre generazioni a confronto.

Quali sono le principali differenze nel vostro approccio alla romanità?
E' troppo complicata questa domanda. Posso dire che noto tra noi tre una continuità pur nella diversità. Ambrogio ha capito il valore e la forza delle nostre radici popolari e di quanto sia importante dar voce alle tradizioni. Alessandro ha sdoganato il linguaggio dialettale adattandolo a quello di oggi. Io posso dire di aver fatto tesoro della loro lezione! Alla fine di un percorso che ho fatto negli anni, durante il quale ho amato alla follia anche altre cose come la musica americana e il folk ad esempio, a questo punto della mia vita ho riscoperto il valore della canzone dialettale. E' un mondo che amo profondamente.
© RIPRODUZIONE RISERVATA