Un tunnel e maggior buonsenso:
così la Svizzera batte l'Italia

Un tunnel e maggior buonsenso: così la Svizzera batte l'Italia
di Ruggero Campi
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Giovedì 9 Giugno 2016, 19:59
Il 1° giugno 2016 gli svizzeri hanno inaugurato il nuovo avveniristico tunnel ferroviario del Gottardo, due canne a binario unico lunghe 57 km che scendono fino a 2300 metri di profondità, il che la rende la galleria ferroviaria non solo più lunga, ma anche più profonda mai costruita al mondo. Ma non è di questi record, ampiamente pubblicizzati in questi giorni, che voglio parlare, e neanche della cultura geografica dei nostri politici, tanto consapevoli dell’importanza dell’opera, da immaginare che il Gottardo fosse al confine con l’Italia e non 100 km più a nord. Siamo in ambito “ferroviario”, ma le considerazioni che mi vengono in mente riportano anche al nostro “focus” automobilistico. Gli svizzeri hanno iniziato l’opera nel dicembre nel 1999 e l’hanno completata esattamente come previsto nel giugno 2016 e, udite udite, senza spendere un franco in più rispetto alle previsioni di spesa. Tutti gli approfonditi lavori di ricognizione erano stati fatti prima di calcolare i costi; la popolazione era stata minuziosamente informata e poi chiamata a esprimere il suo consenso con un apposito (e molto partecipato) referendum. Niente varianti in corso d’opera, niente lavori in emergenza, niente trucchi per decuplicare i costi. Tanto era stato previsto, tanto il tunnel è costato. Strabiliante ai nostri occhi di italiani. Gli abitanti sono stati “ripagati” con efficaci barriere e protezioni dal rumore, e con tangibili miglioramenti del territorio: uno dei depositi dei materiali di scavo si è trasformato in una collina artificiale verdeggiante di 140.000 mq, piantumata con specie arboree locali; i laghetti artificiali necessari per raffreddare le acque di drenaggio della montagna scavata dal tunnel sono stati curati, attrezzati, abbelliti e sono diventati meta di escursioni. Fantascienza. Il traffico dei TIR sulle strade svizzere è destinato dunque a diminuire drasticamente. Un po’ più a ovest, l’Austria si muove nello stesso senso di regolamentazione del traffico pesante. Nel suo piccolo, l’Alto Adige (piccolo sì, ma con la capacità di farsi sentire) ha puntato i piedi e il progetto autostradale Monaco di Baviera - Venezia è stato accantonato. L’Italia, nel settore strategico e vitale dei trasporti, sembra vagare senza un progetto e senza una meta. O i progetti sono tanti, spesso in contrasto tra loro o lasciati a metà. AlpTransit sta partendo a pieno regime e noi siamo impreparati a ricevere sulla nostra rete ferroviaria la valanga di merci in arrivo via ferrovia dalla Svizzera «È un po’ come se per entrare e uscire da un’autostrada si dovesse percorrere una mulattiera», ha detto il presidente della Camera di commercio di Varese, riferendosi ai treni merci che dal 2016 attraverseranno l’avveniristica galleria del San Gottardo, e in Italia dovrebbero transitare lungo una linea d’inizio secolo… scorso. La previsione ragionevole è che le merci finiranno per riversarsi su centinaia di migliaia di TIR, aggravando il quadro di inquinamento e di congestione della Lombardia. Il Governo svizzero ha addirittura stanziato 280 milioni per consentire alle ferrovie italiane di intervenire per l’adeguamento delle nostre linee, in particolare sulla Luino-Gallarate-Novara, preoccupati dei nostri ritardi e del mancato adeguamento di binari, gallerie e sagome dei ponti nella parte italiana di collegamento. Da anni gli svizzeri premono affinchè i treni che percorreranno ad alta velocità i tunnel del San Gottardo (appena inaugurato) e quello del Monte Ceneri (operativo tra 4 anni) possano trovare in Italia infrastrutture ferroviarie adeguate. Mentre l’opera avveniristica svizzera è andata avanti e presto sarà a pieno regime, sul fronte italiano non solo non si è cercato di cogliere in pieno e subito la straordinaria opportunità (basterebbe pensare al rilancio del porto di Genova), ma sono state costruite, con risultanti deludenti, due nuove autostrade, la BreBeMi, una sorta di duplicazione della Milano Brescia, e la Pedemontana, che collega la provincia di Varese a quella di Bergamo. Migliaia di ettari di suolo agricoli cementificati e volumi di traffico lontanissimi dalle previsioni. Autostrade carissime e di fatto deserte. L’autostrada BreMeMi era stata presentata come l’autostrada finanziata dai privati, ma lo Stato e la Regione stanno intervenendo con centinaia di milioni di euro, sottratti, per quanto riguarda la Lombardia, al trasporto dei pendolari. Ancora una volta mi domando: ma esiste una visione di insieme nelle scelte di questo paese? Nel frattempo di là dal confine si interrogano sulle sorti della attuale ferrovia del Gottardo: ardita, scenografica, con le sue curve, i vertiginosi viadotti e le ingegnose gallerie elicoidali ha però fatto il suo tempo, soppiantata dalla nuova opera. Inutile dire che smantellarla e lasciarla andare in rovina come è accaduto per la nostra meravigliosa Spoleto-Norcia (il famoso Gottardo dell’Umbria) è l’ultima delle ipotesi. Patrimonio mondiale dell’Unesco, o ritrovata vocazione turistica, vedranno gli amministratori svizzeri che cosa fare, ma certo sotto l’attento controllo delle popolazioni locali che in tema di uso del territorio non sono propense a fare concessioni o a chiudere gli occhi. E già che siamo tornati a parlare della ex ferrovia Spoleto-Norcia, inventata proprio da un ingegnere svizzero e voluta a tutti i costi dai lungimiranti amministratori locali dell’epoca, le notizie (e lo dico da ciclista appassionato) non sono delle migliori: leggo in rete che, lungi dall’essere il percorso ciclabile completato, i sindaci interessati lamentano che “i tempi concessi da Umbria Mobilità all’impresa per eseguire le manutenzioni risultano assolutamente esagerati se commisurati alla consistenza degli interventi, e per di più programmati  nel periodo di maggiore utilizzo”, per non parlare della chiusura in un punto strategico “a causa della presenza di un masso la cui rimozione avrebbe richiesto mezza giornata di lavoro e meno risorse di quelle spese per sbarrare e chiudere la pista». E se  chiedessimo una consulenza agli svizzeri?
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