L’Ayahuasca ora è vietata ma 12 anni fa veniva consumata nella comunità di Assisi

Marco Vetrulli ex comandante del Nas
di Enzo Beretta
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Giovedì 23 Novembre 2023, 09:37

La droga di cui si è tornato a parlare in questi giorni sulle cronache nazionali, la Ayahuasca, veniva consumata nel lontano 2011 in una comunità religiosa di Assisi quando «alcuni soggetti» della Chiesa del Santo Daime, che in Italia conta alcune migliaia di fedeli, «erano stati ricoverati con gravi turbe psicomotorie al Reparto psichiatrico dell’ospedale di Jesi». La cosiddetta droga degli sciamani dal potente potere allucinogeno, recentemente inserita nella tabella delle sostanze vietate, è oggetto di un ricorso avanzato dalla «Chiesa italiana del culto eclettico della fluente luce universale» (sede in provincia di Reggio Emilia) e dal «Centro espírita beneficente união do vegetal in Italia» respinto dal Tar e recentemente dal Consiglio di Stato. L'allora comandante del Nas di Perugia, Marco Vetrulli, quando ancora le piante contenenti il principio attivo dell’Ayahuasca non erano nella lista delle sostanze stupefacenti, «in considerazione dell’alta pericolosità per la salute degli assuntori», sollecitò l’inserimento in tabella «come per le foglie di coca o per l’oppio», affinché la bevanda venisse considerata «a tutti gli effetti» come «stupefacente». La bevanda rituale da secoli è al centro di cerimonie religiose e riti sciamanici in Amazzonia: si tratta di una bevanda rituale, decotto di una liana e di una foglia. Il ministero della Salute nel febbraio 2022 ha inserito l’ayahuasca nella tabella delle sostanze vietate, l’elenco degli stupefacenti rendendo, nei fatti, impossibile il sacramento «equivalente alla comunione per il cristianesimo».

Eppure del potere terapeutico dell’ayahuasca si parla in decine di pubblicazioni scientifiche. Scriveva Vetrulli del Comando carabinieri per la tutela della salute ormai più di 12 anni fa: «I primi accertamenti permettevano di appurare come l'Ayahuasca è un estratto vegetale, già conosciuto dai popoli amazzonici e della cordigliera delle Ande, che veniva e viene utilizzato dagli sciamani o stregoni indigeni come principio intossicante, per i riti di comunicazione con il divino. L’estratto viene prodotto a partire da una liana del genere ‘Banisteriopsis’. Sono molti i modi di preparazione ma il più comune è quello che prevede di grattugiare la corteccia dal fusto, farla bollire per molte ore fino a che si ottiene un liquido denso ed amaro che viene poi consumato per gli effetti psicoattivi. Il principio attivo che ne deriva è la sostanza N, N-dimetiltriptamina. Negli anni Novanta in America e in Europa si sono diffuse pratiche di preparazione e di uso dei cosiddetti ‘analoghi dell' Ayahuasca’ o ‘Anahuasca’, bevande psicoattive ottenute mediante l'impiego di piante talvolta diverse da quelle utilizzate nell'Ayahuasca Dimetiltriptamina, la Banisteriopsis caapi contiene alcaloidi dell'armala, quali Armina ed Armalina». 

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