L'arcivescovo Maffeis:«San Costanzo unisce la città»

Ultima festa per Romizi da sindaco: «Emozione come la prima volta»

L'arcivescovo Ivan Maffeis ieri durante le celebrazione per San Costanzo
di Luca Benedetti
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Martedì 30 Gennaio 2024, 08:46

Baciata dal sole che sa di primavera, la festa del patrono San Costanzo fa il pieno in ogni pagina del programma e diventa occasione di riflessione, bilancio e monito. Bilancio e riflessione nelle parole del sindaco Andrea Romizi, all’ultima festa del patrono da primo cittadino. Monito nelle parole dell’arcivescovo Ivan Maffeis che ieri ha messo in fila il suo secondo San Costanzo.
«C’è emozione ogni volta per San Costanzo- ha spiegato Romizi davanti all’ingresso di palazzo dei Priori- non mi sono mai abituato a questo momento dandolo per scontato o vivendolo con leggerezza. Ogni volta è l’occasione per misurare la grandezza e la storia di una comunità. C’è un importante attaccamento ai sentimenti religiosi, ma anche i momenti laici aiutano a essere più robusti e coesi. Ho sempre registrato vicinanza e affetto dalla tante persone che ti vengono incontro in questa occasione. Oggi il valore importante sono gli sguardi, un abbraccio, una mezza parola che ti danno il senso di essere stato compreso e di aver camminato insieme, pur avendo commesso degli errori».
Nel pomeriggio Romizi, con la presidente della giunta regionale Donatella Tesei, il prefetto Armando Gradone il capo della procura Raffaele Cantone ha assistito alla celebrazione della messa solenne in cattedrale. E ha ascoltato il monito dell’arcivescovo, Ivan Maffeis, tra domande, passaggi sulla chiesa e sull’impegno nella comunità. « San Costanzo diventa - ha detto tra l’altro il presule nell’omelia- un simbolo di unità tra la tradizione della fede e la storia della nostra città. Come perugini lo riconosciamo patrono della città e fondatore della diocesi, della quale a metà del secondo secolo è stato il primo vescovo. Sono, dunque, radici profonde le nostre; ma, oggi, fino a che punto possiamo dire che siano ancora feconde? Forse restiamo intimiditi e disorientati dal cambiamento d’epoca che ci coinvolge e che sta già trasformando in modo sensibile anche il volto della Chiesa: diventa sempre più importante il rapporto personale, mentre spesso i responsabili delle comunità si trovano il tempo sottratto da strutture sempre più difficili da gestire. Senza sottovalutare le difficoltà, se interrogassimo San Costanzo, probabilmente ci aiuterebbe a maturare uno sguardo fiducioso; ci aiuterebbe, ad esempio, a riconoscere i tanti che, anche in mezzo a questa stagione confusa, affrontano la vita quotidiana affidandosi al Signore».
«Cara gente- ha chiuso Maffeis-, come sollecitavo nella Lettera pastorale, andiamo avanti con coraggio, memori che le vere riforme della Chiesa sono state attuate dai Santì.

Dai Santi di ieri e dai tanti Santi di oggi, uomini e donne che - come Abramo, da amici di Dio - intercedono per la città. La via è tracciata. Ci sia data la grazia, la chiedo innanzitutto per me quale indegno successore di Costanzo, di percorrerla per la nostra parte, senza disertare le responsabilità che sono affidate a ciascuno».

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