Imu seconde case, salasso per 214mila immobili. Domani scade il pagamento del saldo, ma tanti non riescono a pagare

Il Caf: «Ecco come i ritardatori possono ridurre al minimo le sanzioni»

Imu seconde case, salasso per 214mila immobili. Domani scade il pagamento del saldo, ma tanti non riescono a pagare
di Fabio Nucci
4 Minuti di Lettura
Domenica 17 Dicembre 2023, 09:47

Dicembre mese di feste, manicaretti e resa dei conti col Fisco, tra acconti Irpef scaduti e saldo Imu imminente. Domani, 18 dicembre, è infatti la deadline dell’Imposta municipale unica che si paga sulle seconde case e sugli altri immobili strumentali (capannoni, negozi, uffici). In Umbria si calcolano circa 700mila posizioni, 210mila delle quali relative ad abitazioni diverse dalla prima casa. Poche novità rispetto agli anni scorsi in tema di aliquote ed esenzioni, ma tanti contribuenti anche quest’anno sono costretti a rinviare il pagamento, aspettando tempi migliori. «Tante famiglie sono ancora in difficoltà a causa dell’inflazione – osserva Angelo Manzotti, segretario generale regionale Cisl Umbria – e dopo il Covid abbiamo scoperto che nella nostra regione sono emerse varie forme di povertà: energetica, sanitaria o abitativa».
Difficoltà che per alcuni, sia sul versante Imu che su quello Irpef, di cui il 30 novembre è scaduto il secondo acconto, si riflettono anche sul lato fiscale. «Per quanto riguarda l’Imu non ci sono particolari novità – rileva Beatrice Billardello, presidente di Sintumbria, la società dei servizi della Cisl Umbria – e per i contribuenti è diventata una scadenza nota e consolidata. Anche se l’imposta da versare magari è la stessa, permangono difficoltà di altro genere, visto l’andamento economico e l’inflazione». In più, come confermato dalla Relazione economico-sociale dell’Aur, l’Umbria continua a distinguersi per il gap di salari e stipendi. «Quelle umbre sono le retribuzioni più basse d’Italia – aggiunge Manzotti – e questo è frutto di una scarsa contrattazione di secondo livello ma anche di filiere regionali circoscritte alla produzione, mentre la progettazione spesso viene fatta fuori. C’è poi il problema atavico della produttività». Anche rispettare le scadenze fiscali diventa problematico e tanti contribuenti sono costretti a rinviare il pagamento. «Registriamo un’inflazione ancora elevata sul carrello alimentare – aggiunge Manzotti - e dopo il Covid abbiamo scoperto tante forme di povertà: energetica, sanitaria, abitativa. Per questo stiamo sollecitando un patto sociale che tenga in considerazione le varie situazioni delle famiglie per attenuare l’effetto dell’inflazione che erode salari e pensioni. La “misura 5” del Pnrr va in questa direzione e la politica dei bonus non dà risposte: in Umbria la forbice si è talmente allargata che si è poveri anche lavorando».
SCADENZE FISCALI
L’Imu in Umbria è applicata da quasi tutti i Comuni all’aliquota massima del 10,2 per mille («Qualche ritocco c’è stato in alcuni casi», spiega il Caf) e in alcuni casi, come Terni, ci si è spinti all’11,2.

Considerando il gettito nazionale 2022 (9,840 miliardi di euro) e il peso dell’Umbria sul dato italiano (1,28%) si calcola un peso pro-capite di circa 150 euro. Chi per qualsiasi motivo, anche per dimenticanza, non dovesse rispettare la scadenza (domani) ha la possibilità di mettersi in regola. «Il contribuente può ravvedersi anche subito dopo, pagando una piccola sanzione – spiega Billardello – e anche se lo fa con un ritardo più ampio pagherebbe sanzioni comunque ridotte rispetto a chi paga dopo l’arrivo dell’avviso da parte del Comune». Il messaggio che arriva dai Caf, è di non perdersi d’animo. «Il ravvedimento è la regola generale in questi casi come per la dichiarazione dei redditi, la cui presentazione è scaduta il 30 novembre, ma c’è la possibilità di inoltrarla in forma tardiva fino al 28 febbraio, regolarizzando la posizione col versamento di 25 euro». La strada del ravvedimento può essere percorsa anche da chi non fosse riuscito a pagare il secondo acconto (scaduto il 30 novembre) che in Umbria, secondo i dati Mef 2022-redditi 2021 ha interessato circa 74mila contribuenti che tra giugno e novembre in media sono stati chiamati a pagare 2.240 euro. «Nel caso dell’acconto Irpef – spiegano dal Caf Cisl – se si prevede che il reddito complessivo si riduca potrebbe non succedere nulla in termini di sanzioni. In caso contrario, se il rigo “differenza” della dichiarazione riporta un importo maggiore di 52 euro, si può regolarizzare in ritardo con il ravvedimento pagando una piccola sanzione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA