Giudici accoltellati: è venuto
meno il rispetto del magistrato

Giudici accoltellati: è venuto meno il rispetto del magistrato
di Giuseppe Caforio
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Martedì 26 Settembre 2017, 20:22
PERUGIA - Incredulità e turbamento sono i primi sentimenti che hanno invaso coloro che hanno appreso dell’incredibile notizia del ferimento dei due magistrati perugini, noti per altro per l’estrema cortesia e affabilità oltre che per la loro professionalità.

Purtroppo non è il primo episodio che accade nel tribunale perugino, essendoci stati precedenti sempre gravi anche se non del livello odierno. Probabilmente in molti additeranno alla mancanza di controlli preventivi l’accaduto, evidenziando la differenza di modalità di accesso, assolutamente libero e privo di controlli, del tribunale rispetto alla dirimpettaia Corte di appello, dotata di metal detector e guardiania. Il problema è certamente di controllo, ma non si esaurisce qui perchè invade proprio il rapporto tra magistrati ed utenti e anche, sia consentito, tra avvocati e assistiti.

La recrudescenza degli ultimi periodi che dal Nord al Sud ha visto episodi similari dimostra che i sistemi di controllo non bastano. Quello che è venuto meno è quel rapporto di rispetto necessario ed essenziale che deve essere rivolto al magistrato, che rappresenta la legge e la volontà del popolo e, come tale, ha un ruolo in qualche modo “sacrale”. Occorre che sul piano culturale sia ridato a magistrati ed avvocati - che non a caso utilizzano la toga quale strumento con cui si spogliano del ruolo privato per indossare l’alta funzione dell’esercizio pubblico della giustizia - quel ruolo sociale di intangibilità ed equidistanza affinchè vi sia il naturale rispetto per la funzione ricoperta.

Per intanto, in questo momento di commozione ed emozione, occorre esprimere la solidarietà più ampia ai due magistrati coinvolti e a tutto l’organo giudiziario, augurando una pronta guarigione e un ripristino del rispetto necessario a tutti gli organi della giustizia. Si dice che la civiltà di un popolo si misura con la capacità di saper erogare la giustizia, ma un popolo si qualifica anche per la capacità di saper tutelare la giustizia e chi la somministra.
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